Un disastro ambientale di proporzioni catastrofiche ha spinto il Presidente russo Vladimir Putin a dichiarare lo stato di emergenza nella città di Norilsk, in Siberia, dopo che il cedimento di una cisterna in una centrale energetica ha provocato la perdita di 20.000 tonnellate di diesel che stanno ora contaminando l'Artico. Lo sversamento interessa una superficie di 350 km quadrati, e il combustibile si è spinto fino a 12 km dall'area dell'incidente, tingendo di rosso tratti del fiume siberiano Ambarnaya.
Le cause. L'incidente è stato provocato dal danneggiamento di un serbatoio di carburante di una centrale energetica, operata da una società controllata da Norilsk Nickel, un colosso della produzione di palladio, nickel, platino e rame. Secondo le prime ricostruzioni, i pilastri a sostegno della cisterna avrebbero iniziato ad affondare per la fusione del permafrost sottostante dovuta all'innalzamento delle temperature: quello del disgelo del permafrost è uno dei risvolti del riscaldamento globale destinato ad avere maggiore impatto su clima ed ecosistemi. Le cause precise devono comunque essere ancora determinate e non si escludono problemi alle infrastrutture.
in ritardo. Il disastro risalirebbe al 29 maggio ma le autorità russe ne sarebbero venute a conoscenza solo un paio di giorni dopo attraverso i social media, una circostanza che ha fatto infuriare il Presidente Putin. Sull'accaduto è stata aperta un'inchiesta per inquinamento e negligenza e il responsabile della centrale elettrica Viatcheslav Starostine è stato messo agli arresti provvisori. Secondo il WWF l'incidente è il secondo peggiore disastro ambientale della storia della Russia per volume di sostanze tossiche liberate, dopo una perdita di greggio durata diversi mesi nel 1994.
Sul fiume sono già state sistemate barriere di contenimento per impedire al carburante di propagarsi, ma è una corsa contro il tempo perché il diesel sta cominciando a dissolversi in acqua. Le caratteristiche del fiume (poco profondo) e dell'area (paludosa) complicano le operazioni di pulizia, che potrebbero durare tra i 5 e i 10 anni e costare oltre 1,3 miliardi di euro. Intanto si cerca di capire come eliminare il diesel, se bruciandolo, diluendolo con reagenti o pompandolo nella tundra adiacente, che sarebbe però già satura di carburante.