Che cosa è finito nel Lambro e nel Po dai serbatoi della Lombarda Petroli? Perché l'Arpa ha atteso due ore prima di lanciare l'allarme? Che cosa sta succedendo all'acqua e all'ecosistema del Po massacrati da questo ennesimo episodio di criminalità ambientale?
A sei giorni da quello che sembra essere uno dei peggiori disastri ambientali mai avvenuti in Lombardia ancora non abbiamo risposte certe a queste domande: le autorità tacciono sulle conseguenze per l'ambiente e sulle responsabilità; gli investigatori e i tecnici dell'Arpa non hanno certezze né sulla quantità né sul tipo di veleni finiti nelle acque del Lambro e da qui nel Po. Abbiamo mandato lungo il Po il nostro esperto di problemi ambientali e di inquinamento per verificare che cosa si sta facendo e quanto efficaci siano le contromisure per fermare e neutralizzare qualle che è stata definita l'onda nera, e abbiamo raccolto una testimonianza dalla community di Focus.it, con i primi piani delle acque del Lambro a tre giorni dallo sversamento. (A cura di Raymond Zreick, contributi di Giorgio Zerbinati, Lara Perego, Elisa320i).
2 marzo 2010 - A tutt'oggi i tecnici dell'Arpa (l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente) non hanno ancora stilato un elenco definitivo dei veleni che dal piazzale della Lombarda Petroli (Villasanta, Monza) si sono rovesciati nello scolmatoio delle fognature e da lì hanno raggiunto il depuratore di Monza e si sono infine rovesciate nel Lambro e poi nel Po.
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Venerdì 26 febbraio, Giorgio Zerbinati e Lara Perego
Dopo una giornata a Polesella (Ro) ad assistere alle operazioni di allestimento della barriera che teoricamente dovrebbe fermare la "marea nera" abbiamo una notizia buona e una cattiva. Quella buona è che non si è vista arrivare nessuna "marea nera", ma solo chiazze oleose trasparenti; quella cattiva è che è queste barriere galleggianti non le trattengono, e per capirlo basta guardare i tanti detriti che scendono sulla corrente oltrepassarle senza difficoltà: se passano loro perché il gasolio dovrebbe fermarsi?
Il fatto è che la forte corrente del Po a tratti sommerge e ribalta le barriere di plastica e così l'acqua le scavalca. Non solo: diluiti in acqua gli idrocarburi si dispongono a diverse profondità a seconda del loro peso specifico e quindi quelli più pesanti qui semplicemente passerebbero sotto la barriera. Purtroppo viene da pensare che se fosse veramente scesa un'ondata di petrolio probabilmente nessuno avrebbe saputo come fermarla, anche perché questa è la prima volta che la Protezione Civile realizza una operazione di questo tipo: la squadra della Vigilanza ai Fuochi mobilitata da Porto Marghera è addestrata per isolare chiazze di idrocarburi in mare o in laguna, non a tendere una barriera su di un fiume che qui ha una portata di 2.000 metri cubi al secondo (il Lambro alla foce ne ha 40).
Non a caso prima di questa sono saltate altre due barriere e si è riusciti a piazzarne una solo quando ci si è decisi a sfruttare come ancoraggi i piloni del ponte di Polesella (Rovigo).
L'unico ostacolo provvidenziale è stato Isola Serafini, che però è stato predisposto in ritardo e ha lasciato passare parte degli idrocarburi, quanta nessuno lo sa esattamente.
Preoccupante osservare che uno dei più grandi depositi di idrocarburi d'Italia è a Cremona, immediatamente a valle di Isola Serafini. Ma ciò che ancora non si è capito bene è cosa sia uscito veramente dai Serbatoi della Lombarda Petroli, si è parlato a volte di gasolio, altre di petrolio altre ancora di olio combustibile. Siamo stati sul Lambro a Milano subito dopo che "l'onda nera" era passata e anche li non si vedeva petrolio nelle acque né catrame sulle rive, ma un velo sottile e iridiscente che scivolava sul pelo della corrente e si infilava ovunque, il che è forse ancora più preoccupante.
L'odore di gasolio era leggero e in gran parte coperto da quello ben più conosciuto di detersivi che pizzica gli occhi. Intanto le Arpa stanno effettuando controlli ad ampio spettro e i primi risultati non sono proprio rassicuranti: a Canalnovo, Corbola e Ponte Molo, località sul Delta in Provincia di Rovigo, l'ARPA Veneto ha rilevato nell'acqua potabile una concentrazione anomala di dicloroetano, un solvente tossico e cancerogeno. Qui l'acqua da bere la devono prendere direttamente dal fiume e la depurano prima di immetterla nell'acquedotto, ma evidentemente qualcosa in questi giorni non ha funzionato.
La Prefettura di Rovigo assicura che da ulteriori controlli l'allarme sarebbe rientrato. Mentre continuano gli accertamenti il Sindaco di Porto Tolle (Rovigo) ha emanato una ordinanza che vieta l'utilizzo dell'acqua potabile a fini alimentari. Per ora è una misura cautelativa, fra qualche giorno si saprà se è successo il peggio e cioè se il petrolio di Villasanta (Monza) è finito nell'acquedotto di Porto Tolle (Rovigo). O se, più verosimilmente, qualcuno ha approfittato della "mare nera" per svuotare anche i suoi serbatoi.
Sabato 27 febbraio (San Colombano al Lambro), le foto di Elisa320i
Venendo da Lodi sono passata sopra il Lambro. Tra Casoni e San Colombano c'è un ponte che passa sopra il fiume - mi sono quindi fermata a vedere la situazione e per scattare qualche foto... appena scesa dalla macchina sono stata sopraffatta dalla nauseante puzza del gasolio, e ancora peggio sul ponte. C'erano abbandanti chiazze oleose in superficie e in alcuni punti l'acqua era così appesantita da stagnare... [guarda le foto di Elisa320i sull'inquinamento del Lambro]