Quello che per una piccola parte di mondo è soltanto un acquazzone o un torrido pomeriggio d'estate, per molti è un'incognita sulla possibilità di mettere cibo in tavola. In base all'ultimo rapporto ONU sulla sicurezza alimentare, eventi climatici estremi e variabilità delle condizioni meteo sono le principali cause della fame nel mondo, che non solo non accenna a diminuire ma è in crescita per il terzo anno di fila. Tra il 2016 e il 2017 il numero di persone denutrite è aumentato di 6 milioni, arrivando a 821 milioni - una persona su nove.
Se c'è del cibo, per quanto dura? La notizia arriva come una doccia fredda dopo anni di miglioramenti, anche in vista dell'obiettivo di porre fine alla fame mondiale previsto dall'Agenda 2030. Lo studio congiunto sullo Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo (SOFI 2018), redatto dalle maggiori agenzie delle Nazioni Unite impegnate nel contrasto alla denutrizione, chiarisce che il danno inferto dai cambiamenti climatici alla sicurezza alimentare riguarda tutti i parametri possibili: dalla disponibilità di cibo alla possibilità di accedervi, fino alla stabilità delle risorse.
Tra il 2011 e il 2016, le temperature sono state costantemente anomale per eccesso: le conseguenze - tra ondate di calore, siccità, piogge intense e discontinue, troppo in anticipo o in ritardo rispetto alla stagione canonica - hanno reso difficile assicurare raccolti regolari e sufficienti al sostentamento.
I prezzi alimentari sono aumentati e ciò ha avuto ripercussioni a catena sul reddito familiare, in Paesi in gran parte dipendenti dalla produzione agricola. La situazione è particolarmente grave in Sud America e in varie parti dell'Africa, mentre il trend di diminuzione della fame che aveva interessato l'Asia negli ultimi tempi è in netto rallentamento.
col freno tirato. I passi avanti nel ridurre tutte le forme di malnutrizione sono, per tutte queste ragioni, estremamente lenti. Anche se si continuano a fare progressi nella riduzione dei casi di arresto della crescita infantile dovuti a cibo scarso e poco nutriente, i bambini sotto i 5 anni colpiti da questo effetto della malnutrizione sono ancora 150,8 milioni (circa il 22,2%).
Quelli della stessa età che sono sottopeso per la loro altezza sono 50,5 milioni (il 7,5%). L'ombra di un peso non sufficiente (che comporta un più alto rischio di mortalità) li accompagna fin da prima della nascita: una donna su tre in età riproduttiva soffre di anemia (la riduzione di emoglobina dovuta a carenze nutrizionali), e la prevalenza di questa condizione in Africa e Asia è tre volte più alta che in Nord America.
Due facce dello stesso problema. Negli stessi Paesi coesistono le altre facce della malnutrizione.
Sono sovrappeso 38,3 milioni di bambini (il 5,6%), mentre più di un adulto ogni otto nel mondo (672 milioni) è obeso. Oltre a lavorare per ridurre le cause dei cambiamenti climatici, occorre - per le agenzie ONU come la FAO, che hanno curato il rapporto - aumentare i mezzi di resilienza e adattabilità al clima che cambia, per ridurre i disastri innescati dagli eventi meteo sempre più violenti che registriamo.