Roma, 3 apr. - (AdnKronos) - Da tempo ormai si parla del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Tutti sanno che è necessario e che prima o poi si farà. Ma dove non è dato ancora sapere. La Carta delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) elaborata dalla Sogin, c'è e adesso, dopo la convalida dell'Ispra, è nelle mani dei ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente che tra meno di un mese dovranno dare l'ok alla pubblicazione. Una cosa però è certa: la struttura, come previsto dalla legge, sarà pronta nel 2024.
La pubblicazione della carta e quella contestuale del progetto preliminare apriranno una fase di consultazione pubblica e di condivisione, che culminerà in un seminario nazionale, dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti coinvolti ed interessati, che potranno esprimere le loro osservazioni e trasmetterle al ministero dello Sviluppo Economico e/o a Sogin.
La storia. Il decreto legislativo n. 31 del 2010 modificato dal decreto legislativo n. 45 del 2014 ha affidato a Sogin il compito di localizzare, progettare e realizzare il deposito nazionale e parco tecnologico. Il deposito nazionale è un’infrastruttura ambientale di superficie dove mettere in totale sicurezza tutti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, compresi quelli generati dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
Insieme al deposito nazionale sarà realizzato il parco tecnologico: un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere attività nel campo del decommissioning, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile. Le sue attività avranno il duplice obiettivo di stimolare l’innovazione scientifica e tecnologica da destinare al miglioramento delle performance complessive dell’industria nazionale e moltiplicare le occasioni di crescita economica.
Stoccaggio dei rifiuti radioattivi. Il deposito è una struttura con barriere ingegneristiche e barriere naturali poste in serie progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali e secondo i più recenti standard Aiea, che consentirà la sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività: 60% prodotti dalle attività di smantellamento degli impianti nucleari; 40% prodotti dalle quotidiane attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
Il deposito permetterà, inoltre, lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. Questi ultimi, fra i quali il combustibile irraggiato e i residui derivanti dal riprocessamento, saranno trasportati e stoccati temporaneamente in contenitori speciali detti cask, in attesa della disponibilità di un deposito definitivo geologico.
Perché un Deposito Nazionale? La realizzazione del deposito nazionale rappresenta una priorità per l’Italia per: terminare il decommissioning degli otto impianti nucleari; assicurare una gestione in totale sicurezza, efficiente e razionale dei rifiuti radioattivi, passando da decine di depositi temporanei ad un’unica infrastruttura; rispettare le direttive europee, allineando l’Italia ai Paesi che da tempo hanno in esercizio sul loro territorio depositi analoghi; stimolare la ricerca e innovazione tecnologica nel settore del decommissioning & waste management attraverso le attività del Parco Tecnologico; valorizzare a livello internazionale il know-how acquisito in Italia.
Stime di investimento e occupazione. Per realizzare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico è previsto un investimento complessivo di circa 1,5 miliardi di euro, di cui: 650 milioni di euro (43%) per la localizzazione, progettazione e costruzione del Deposito Nazionale; 700 milioni di euro (47%) per infrastrutture interne ed esterne; 150 milioni di euro (10%) per la realizzazione del Parco Tecnologico. Si stima che la sua realizzazione genererà circa 1500 occupati l’anno per 4 anni e che la sua gestione produrrà circa 700 posti di lavoro.