Roma, 27 nov. - (AdnKronos) - Un impianto superficiale di smaltimento per i rifiuti radioattivi a bassa e media attività (attivo dal 1992) ed uno, in corso di realizzazione, per quelli ad alta attività e per il combustibile nucleare irraggiato, la cui operatività è attesa per il 2018. Ecco come la Spagna si è organizzata per gestire i propri rifiuti radioattivi. Per acquisire più informazioni e trarre elementi di confronto con le problematiche dell'Italia, la delegazione della Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, in questi giorni si è recata in Spagna.
In particolare, la delegazione si è confrontata con l'ente di controllo spagnolo sulla sicurezza e la radioprotezione, il ministero dell'industria, amministrazione di riferimento dal sistema istituzionale spagnolo nel settore nucleare, e con l'Enresa, la società di stato cui sono affidati il decomissioning degli impianti nucleari e la gestione dei rifiuti radioattivi a cominciare dalla realizzazione dei depositi nazionali.
In Spagna è infatti in esercizio, fin dal 1992, sul sito di El Cabril, nella provincia andalusa di Cordoba, un'impianto superficiale di smaltimento per i rifiuti a bassa e media attività del tutto simile, per caratteristiche strutturali e modalità di gestione, a quello che dovrà essere realizzato nel nostro Paese. Il sopralluogo svolto sull'impianto e le informazioni ricevute hanno confermato alla Commissione l'elevatissimo livello di sicurezza con il quale possono essere gestiti quei rifiuti, un livello non dissimile da quello che caratterizza le migliori installazioni industriali.
In Spagna è in corso di realizzazione un deposito temporaneo di lungo termine per i rifiuti ad alta attività e per il combustibile nucleare irraggiato, la cui operatività è attesa per il 2018. Il deposito sorgerà nei pressi di Villar da Camas, un piccolo comune scelto tra gli altri dieci che si erano candidati in vista dei vantaggi economici e occupazionali che ne deriveranno. Alla Commissione è stato riferito che per le sole compensazioni territoriali, da erogare tra i comuni interessati entro un raggio di 20 km dall'istallazione, sono stati preventivati complessivamente 60 milioni di euro.
In Spagna la gestione dei rifiuti avviene secondo uno specifico piano approvato dal Governo. Il piano periodicamente aggiornato, oggi siamo alla sesta edizione, consente alla Spagna di ottemperare senza difficoltà all'obbligo imposto dalla direttiva comunitaria 2011/70, che richiedeva la predisposizione e la trasmissione dei programmi nazionali alla Commissione europea entro il 23 agosto del 2015, termine che l'Italia non è riuscito a rispettare.
Ma non è questo l'unico punto sul quale il governo è in ritardo. La Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, infatti, segnala la pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del deposito nazionale, predisposta dalla Sogin e verificata dall'Ispra, che era attesa ad agosto.
Di tale autorizzazione non si sa ancora nulla, come pure non si conosce lo stato della procedura ferma da un anno, per la nomina degli organi del nuovo Ispettorato per la Sicurezza Nucleare che il Governo stesso ha voluto istituire. Ne sembra sia stata presa alcuna decisione in merito alla governance della Sogin, il cui amministratore delegato si è dimesso ormai da un mese.
Questi ritardi, aggiunge la relazione della commissione, "si inseriscono nel quadro della cronica lentezza con la quale procedono da anni in Italia le operazioni di decomissioning degli impianti nucleari". Al riguardo la Commissione parlamentare ha appreso che la centrale spagnola di Iosè Cabrera (simile a quella italiana di Torino) spenta nel 2006 e avviata al decommissioning nel 2009, sarà portata allo stato finale di 'prato verde' entro il 2018.