Ecologia

Dalle rinnovabili all'agroalimentare, dove primeggia la green economy italiana

Rimini, 8 nov. (AdnKronos) - Energie rinnovabili, riciclo dei rifiuti speciali, agroalimentare certificato. Sono alcuni dei settori in cui l'Italia è leader e grazie ai quali il nostro Paese si piazza al primo posto nella classifica dedicata alla green economy che vede a confronto Italia, Germania, Regno Unito, Francia e Spagna. Un 'medagliere' europeo i cui dati sono contenuti nella relazione “L’Italia in Europa e nel mondo”, presentata in occasione della quinta edizione degli Stati Generali della Green Economy che si svolgono, come ogni anno, nell'ambito di Ecomondo a Rimini Fiera.

Per quanto riguarda la quota del consumo finale lordo soddisfatto con fonti energetiche rinnovabili, nel 2014 l’Italia ha raggiunto il 17,1%, superiore alla media europea del 16% che la mette al primo posto fra i cinque Paesi europei. La relazione però evidenzia anche che negli ultimi tre anni l’Italia ha fermato la crescita dei nuovi investimenti in fonti rinnovabili.

Italia prima anche nel riciclo dei rifiuti speciali, con circa 99 milioni di tonnellate pari al 76% (ma nel riciclo dei rifiuti urbani, con il 42%, siamo un punto percentuale sotto la media Ue28 e al terzo posto fra i cinque Paesi presi in esame).

Se con 1,4 milioni di ettari coltivati 'bio' l’Italia si colloca al secondo posto dopo la Spagna (1,7 milioni di ettari), è però ben al di sopra della media, e quindi prima, per prodotti agroalimentari certificati per qualità e tracciabilità.

Le emissioni pro capite di CO2 nel settore trasporti in Italia sono inferiori della media europea (1,76), dato che ci fa guadagnare un altro 'oro'. Ma per quanto riguarda il traffico merci terrestre, nel 2013, l’Italia, con l’85% delle tonnellate/km su strada, fa peggio della media europea, del 73%, e con 5,88 t/km trasportate su gomma per ogni tonnellata trasportata su ferro, è al terzo posto fra i cinque grandi Paesi europei.

In tema di efficienza energetica l’Italia ha una performance migliore della media europea ed è al secondo posto della classifica. Analizzando invece l’andamento nel tempo, dal 2005 al 2014, vediamo che l’intensità energetica del Pil dell’Italia è migliorata del 16%: meno della media europea (18%) e questo mette l’Italia solo al quarto posto fra le grandi economie Ue.

Tra il 1990 e il 2014 l’Italia ha ridotto le proprie emissioni di gas serra di circa il 20%, leggermente al di sotto della riduzione media europea che è stata del 24%, posizionandosi al terzo posto fra i 5 grandi Paesi europei dopo il Regno Unito (-34%) e la Germania (-28%).

Nel 2015 la posizione dell’Italia è significativamente peggiorata con un aumento di tali emissioni di ben il 3,5%. Sul fronte della produttività delle risorse (misurata come consumo interno di materiali per unità di Pil) l’Italia, con 3 euro al kg, si colloca al secondo posto fra i cinque grandi Paesi europei. Per quanto riguarda l'eco-innovazione l’Italia ha una posizione al di sopra della media europea ed è al terzo posto della classifica dei cinque, dietro a Germania e Francia.

Infine, il consumo di suolo: col 7% l’Italia è in una condizione peggiore della media europea (4,3%), in quarta posizione fra i cinque grandi Paesi europei. Per quanto riguarda l’estensione dei siti terrestri (Sic e Zps) di importanza comunitaria della Rete natura 2000, l’Italia tutela circa 57 mila Km2, ed è al terzo posto fra i grandi Paesi.

8 novembre 2016 ADNKronos
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