Dal 2 al 13 dicembre si terranno a Madrid i lavori della COP25 (la Conferenza delle Parti dell'UNFCCC, la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici): il vertice era stato inizialmente organizzato a Santiago del Cile, ma è stato spostato in Spagna a causa dei gravi problemi di instabilità sociale che stanno interessando il Sud America. La conferenza servirà a intraprendere i prossimi passi politici per far fronte all'emergenza climatica, concretizzando il più possibile gli impegni per tener fede agli Accordi di Parigi.
Di che cosa si parlerà. Ci si aspettano azioni cruciali e ambiziose sia dai negoziatori sia da tutti gli attori del mondo economico e industriale, per continuare il lavoro cominciato alla COP24 di Katowice, in Polonia. Poiché ci avviciniamo al 2020, l'anno in cui si fanno partire tutti i provvedimenti annunciati nella COP21, la conferenza dovrebbe servire a risolvere alcune questioni sul cosiddetto "Climate Package", il pacchetto di decisioni che riguardano tutti i vari aspetti della questione climatica.
In particolare si discuterà di problemi che riguardano la finanza climatica, la trasparenza dell'azione climatica, la gestione delle foreste, l'impatto e la mitigazione dei danni dovuti al global warming, gli effetti dei cambiamenti climatici sui Paesi in via di Sviluppo, sulle comunità indigene e sulle donne. Si parlerà di agricoltura, di oceani, di qualità dell'aria e di salute. Messi così sembrano argomenti tanto importanti quanto astratti e monumentali: qui potete farvi un'idea più precisa dell'ordine del giorno.
Dove eravamo? La COP25 era stata anticipata, a settembre, dal vertice ONU di New York, che ha avuto il merito di riportare l'attenzione globale sull'emergenza climatica e sottolineare l'urgenza di impegni "reali". In quell'occasione, oltre 70 Paesi si sono impegnati a raggiungere emissioni nette zero entro il 2050 - un appello che non è stato raccolto dai più grandi emettitori: uno di questi si è nel frattempo sfilato dagli Accordi di Parigi.
I piccoli stati insulari colpiti dall'innalzamento del livello dei mari, che non hanno contribuito a provocare, hanno promesso di passare al 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030; oltre un centinaio di importanti aziende private si sono riproposte di contribuire a un'accelerazione della green economy, e un gruppo che comprende i più grandi proprietari di attività finanziarie al mondo (con un patrimonio di duemila miliardi di dollari) ha detto che si sposterà su investimenti non inquinanti entro il 2050.