Ecologia

Cop21, verso un accordo sul clima? gli italiani ci credono poco

Roma, 24 nov. - (AdnKronos) - Manca poco alla conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici, in programma dal 30 novembre all'11 dicembre. I governi di tutto il mondo, dunque, a breve si riuniranno nella capitale francese per cercare di trovare un accordo che limiti le emissioni. Un obiettivo ambizioso e, da molti, giudicato difficile da raggiungere. Ne è convinta anche l'opinione pubblica: ben il 62% degli italiani è diffidente sul risultato che si raggiungerà. E' quanto emerge dal 13esimo rapporto “Gli italiani e il solare” che quest'anno ha dedicato un focus ai sistemi di accumulo dell'energia e alla Cop21.

I dati sono stati presentati in occasione del convegno “Smart cities ed economia circolare”, organizzato dalla Fondazione UniVerde e da Ipr Marketing in collaborazione con Cobat, Consorzio nazionale raccolta e riciclo. In particolare, in vista della Cop21, è stato chiesto agli italiani la loro percezione sui cambiamenti climatici. Il 92% risponde che negli ultimi anni ha notato che il clima sia cambiato e ben il 69% sostiene che sia un’effettiva emergenza da affrontare.

Gli italiani, spiega Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, "sono scettici sulla Cop21. La maggioranza ha piena coscienza che i cambiamenti climatici rappresentano una grande emergenza. Il 51% ritiene che i governi siano ipocriti" dove alle parole non corrispondono i fatti. Un'incoerenza che gli italiani riscontrano anche nell'approccio alle rinnovabili. Il solare resta l'energia rinnovabile più apprezzata, con una percentuale di gradimento, registrata nel mese di novembre 2015, pari all'87% ma si lamenta una poca attenzione della politica.

L’83% è favorevole alla carbon tax sulle attività che producono emissioni di Co2. E non solo, per gli italiani il settore andrebbe incentivato più di prima. Incentivi che riguardano anche una minore burocratizzazione del sistema e certezza normativa. Con l’autoconsumo e una burocrazia più semplice, priva di ostacoli, il 56% sarebbe pronto a installare pannelli fotovoltaici. L’energia solare, commenta Pecoraro Scanio, "è sempre più sostenuta dai cittadini ma ostacolata da leggi e burocrazie. Servono norme chiare e durature anche per lo stoccaggio di energia da fonti rinnovabili diffuse e per il riciclo degli impianti a fine vita".

Anche per i sistemi di accumulo, batterie che consentono di conservare l’energia prodotta per utilizzare al meglio le rinnovabili che sono discontinue, l’87% considera necessario attivare un sistema di bonus. Il 39% sarebbe sempre disposto a investire su un sistema combinato di moduli fotovoltaici e batterie, per utilizzare energia anche in assenza di sole, e un ulteriore 42% lo farebbe solo se non costasse troppo.

Il 75% degli intervistati dimostra di essere poco informato sul riciclo dei pannelli fotovoltaici. Il 51% se dovesse installare un impianto acquisterebbe i moduli da produttori che ne garantiscano il ritiro gratuito e il corretto smaltimento. Questa percentuale arriva all’89% a fronte di costi contenuti.

L’obiettivo di Cobat, spiega Giancarlo Morandi, presidente del Consorzio, "è un’applicazione sempre più ampia dell’economia circolare, attraverso una visione olistica che possa coinvolgere i protagonisti della filiera per qualsiasi tipologia di prodotto. Con il riciclo ci sono due vantaggi fondamentali: si ottengono nuove materie prime da reimmettere nel processo produttivo e si risparmia energia. Un aspetto che va di pari passo con l’attenzione di Cobat alle energie rinnovabili: il Consorzio infatti è in grado di riciclare i moduli fotovoltaici e i sistemi di batterie a loro collegati, assicurando una garanzia totale su ogni singolo modulo tramite un sofisticato sistema di tracciabilità e un meccanismo finanziario che permette il ritiro gratuito del prodotto a fine vita, anche dopo 20 o 30 anni".

24 novembre 2015 ADNKronos
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