Palermo, 10 dic. - (AdnKronos) - Se di trivelle nel Canale di Sicilia si è ampiamente parlato, meno noti sono i progetti eolici 'offshore', uprintendente del Mare Tuna nuova minaccia che si va ad aggiungere a quella del petrolio. Un attacco su due fronti, dunque, ad aree di grande pregio marino, al quale questa volta ad opporsi non è un'associazione ambientalista ma la soprintendenza del Mare della Regione Siciliana.
La soluzione, per così dire, taglia la testa al toro: fare in modo che i 'banchi' del Canale di Sicilia, ecosistemi di eccezionale valore ecologico e ambientale, vengano riconosciuti dall'Unesco come Patrimonio dell'Umanità. "Di fronte ai progetti petroliferi e a quelli di installazioni di centrali eoliche - spiega all'Adnkronos il soprintendente del Mare Sebastiano Tusa - piuttosto che valutare progetto per progetto, abbiamo deciso di ragionare sui banchi e stabilire una zona da tutelare in via definitiva in modo da evitare che lì ci possano essere problemi con attività che rischiano di alterare l'ecosistema, dando così una soluzione definitiva alla questione".
Così, oltre alla questione trivellazioni, si risponde anche alle "proposte progettuali ben precise per la collocazione di stazioni eoliche, costituite da più pali, nella zona dei bassi fondali, che va da Gela a Marsala e scende poi verso sud, verso Pantelleria", spiega Tusa.
In questo percorso verso il riconoscimento dell'Unesco, la prima tappa è stata affrontata: "abbiamo fatto un primo confronto radunando in soprintendenza le professionalità principali, dai biologi ai geologi, dagli archeologi agli storici, in modo da elaborare una proposta da far valutare all'Unesco". Proposta che ha visto la luce proprio oggi. Siamo dunque nella fase istruttoria che, secondo il sovrintendente, durerà un paio di mesi per poi passare, prima di andare all'Unesco, al vaglio delle strutture della Regione.
E sulla collaborazione della Regione, Tusa si dice "fiducioso" perché "il fronte è trasversale anche dal punto di vista politico: su questo tema c'è sensibilità a destra, a sinistra e al centro. Noi non vogliamo dire no, in termini assoluti, a eolico e petrolio: diciamo no in queste zone".
Il soprintendente del Mare traduce così l'umore dei siciliani, "critici verso questo tipo di interventi. Lo dimostra la storia stessa della Sicilia: dal dopoguerra in poi il sogno del petrolio è stato un bluff. Lo stesso Mattei, prima di morire, disse che il petrolio in Italia c'è, ma che i costi per estrarlo sono eccessivi. Noi speriamo sperano invece di basare lo sviluppo di questa regione sull risorse vere: turismo, agricoltura e mare, con le sue risorse ittiche".