Ecologia

Pezze di plastica

In attesa che la buona educazione e i divieti facciano il loro effetto, fiumi di plastica continuano a rovesciarsi nei mari di tutto il mondo. Per adesso pare ci siano solo i rimedi di fortuna suggeriti dalla scienza e dalla tecnologia.

La quantità di plastica che finisce negli oceani è spaventosa: ogni anno l'umanità scarica in mare 8 milioni di tonnellate di plastica, facendo danni per 8 miliardi di dollari, creando gravissimi problemi agli ecosistemi marini e compromettendo l'intera catena alimentare - che naturalmente arriva fino a noi. Direttive nazionali e internazionali si stanno imponendo per limitare o bandire l'uso di alcune plastiche e per incoraggiare il riutilizzo, o quanto meno il corretto smaltimento, delle plastiche inevitabili.

Quello della plastica è in effetti un problema globale, ed è naturale che muova investimenti e ricerche. Una delle più recenti fa il punto sull'utilizzo di alcuni microrganismi capaci di ridurre e degradare la plastica in ambiente marino, perché si nutrono di alcuni dei suoi componenti.

plastica in mare, rifiuti di plastica, palloncini, isole di plastica, inquinamento, uccelli marini
Conciati per le feste: il triste destino dei palloncini colorati (che gli uccelli marini scambiano per calamari). © jakkapan / Shutterstock

Pranzo col carbonio. Breve o lungo che sia il suo viaggio, quando infine arriva in mare, se non diventa subito cibo per pesci, la plastica viene "attaccata" da diversi fattori che alterano le sue caratteristiche: l'azione abrasiva dell'acqua, i raggi ultravioletti, le escursioni termiche, i sali marini.

Potrebbero volerci anni o anche decenni, come ormai sappiamo, ma infine la struttura dei materiali viene compromessa e (col tempo) degradata in piccoli e piccolissimi frammenti.

«A quel punto un gran numero di organismi si è già stabilito sulla superficie esposta, che è diventato un substrato dove vivere e una fonte di carbonio per il loro sostentamento», spiega Evdokia Syranidou (Technical University of Crete, Grecia), che sugli "organismi mangia-plastica" ha pubblicato uno studio su Journal of Hazardous Materials.

In laboratorio, il team di Syranidou ha dato in pasto quantità definite di micro frammenti di polietilene (PE) e di polistirolo (PS) a differenti comunità di microrganismi: un gruppo composto da diverse specie presenti in mare, l'altro da organismi geneticamente modificati per aggredire meglio le plastiche.

Unione Europea, plastica usa e getta, inquinamento da plastica, riciclo, riutilizzo
Cannucce, cotton fioc & Co.: a partire dal 2021, nei casi in cui esistano materiali più sostenibili per produrli, saranno messi al bando alcuni prodotti in plastica monouso. © Shutterstock

Dopo i cinque mesi previsti per la durata dell'esperimento i residui sono stati ripesati: gli organismi avevano ridotto il PE del 7% e il PS dell'11%. Non senza sorpresa i ricercatori hanno però dovuto constatare che gli organismi più efficienti nel degradare e destrutturare la plastica non erano quelli modificati, ma un gruppo di "acclimatati" (i ricercatori hanno definito così gli organismi esposti alla plastica in simulazioni precedenti). In pratica si sono dimostrati migliori, dal nostro punto di vista, quelli naturali, non geneticamente modificati, che avevano già sviluppato una sorta di "gusto per la plastica". È presto per dire dove può portare questo particolare studio: non è proprio una novità, ma è comunque una strada che merita di essere esplorata.

La buona meccanica. Se i microrganismi sono un'idea per intervenire a valle del problema, c'è chi lavora per intervenire a monte - anzi no, in effetti è "da qualche parte nel mezzo" della lunga strada che porta la plastica da noi al mare. Un metodo è la posa di barriere fisiche lungo i corsi d'acqua: non i grandi fiumi (anche se ce ne sarebbe un gran bisogno), ma i canali grandi e piccoli, spesso in disuso e non controllati, ancor più spesso "a secco" per la gran parte dell'anno e utilizzati come discariche abusive di ogni tipo di spazzatura - che le piogge poi aiuteranno ad arrivare in mare. Ci sono barriere galleggianti, semplici, che probabilmente potrebbero essere utilizzate su larga scala con poca spesa (la spesa, per le amministrazioni, è poi quella per raccogliere e smaltire i rifiuti intercettati, altrimenti le barriere non servono a nulla).

plastica in mare, microplastiche, ciclo dei rifiuti, rifiuti galleggianti, isole di plastica
L'immagine è una illustrazione, ma... della maggior parte della plastica che abbandoniamo nell'ambiente si perde traccia: dove si deposita? Sui fondali, nelle fosse oceaniche, sulle spiagge di tutto il mondo, a migliaia di metri di altezza e di profondità, ovunque... © Martina Badini / Shutterstock

Un altro metodo è quello sperimentato con successo nell'ambito del progetto LifeGate PlasticLess, promosso da Radio LifeGate col supporto di Whirlpool EMEA (la sede europea di Whirlpool): speciali cestini (chiamati Seabin, cestino marino) che, inseriti in acqua, catturano circa 1,5 chilogrammi di plastica al giorno. Il progetto è in funzione in 13 porti italiani.

plastica in mare, microplastiche, ciclo dei rifiuti, rifiuti galleggianti, isole di plastica
Mare Nostrum: Mediterraneo, zuppa di plastica. © Tamara Luiza / Shutterstock

Un chilo e mezzo di plastica al giorno può sembrare poco, ma i cestini marini sono al lavoro 24 ore su 24, 365 giorni l'anno (anche in questo caso, la spazzatura va poi prelevata e smaltita, è naturale). Il raccolto giornaliero corrisponde (in peso, non in volume) a 100 bottigliette: si tratta comunque di circa 500 kg di rifiuti l'anno, composti anche da microplastiche da 2 a 5 millimetri di diametro e microfibre da 0,3 millimetri (è quello che c'è, ma non vedete, nell'acqua di scarico della lavatrice). Materiali che, finendo sulle alghe, ingerite poi dai pesci, entrano direttamente nella catena alimentare, anche nostra.

I cestini si sono dimostrati efficaci: nei porti di Fano (PU), di Marina dei Cesari (PU) e di San Benedetto del Tronto (AP), quelli posati nel 2018 hanno contribuito alla rimozione di oltre 400 chili di detriti galleggianti (equivalenti al peso di 26.000 bottigliette di plastica da mezzo litro), oltre a cannucce, tappi di bottiglia, mozziconi di sigaretta, pezzi di polistirolo, incarti alimentari, confezioni di merendine) e persino frammenti di reti utilizzate per il commercio di mitili (le cozze).

Tutto bello. Ma se ci decidessimo a risolvere il problema veramente a monte, non sarebbe meglio?
[© focus.it 2019, Luigi Bignami e Raymond Zreick]

30 maggio 2019 Focus.it
Ora in Edicola
Scopri il mondo Focus. Ogni mese in edicola potrai scegliere la rivista che più di appassiona. Focus il magazine di divulgazione scientifica più letto in Italia, Focus Storia per conoscere la storia in modo nuovo ed avvincente e Focus Domande & Risposte per chi ama l'intrattenimento curioso e intelligente.

Nel nuovo numero di Focus Storia esploriamo l’affascinante mondo dell’antico Egitto. Partendo da un’intervista al direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, celebriamo i 200 anni di storia del primo museo al mondo dedicato agli Egizi. Raccontiamo poi le collezioni che hanno attraversato il tempo e le straordinarie scoperte di Schiaparelli, l’archeologo che trasformò il museo torinese.

L’articolo "Geniale Champollion" ripercorre le intuizioni del linguista che decifrò i geroglifici, mentre in "Egittologia made in Italy" celebriamo i pionieri italiani della disciplina. Concludiamo questa sezione con "Salvate Abu Simbel", che narra il salvataggio dei maestosi templi minacciati dalle acque.

 

Non mancano gli approfondimenti storici:

  • Alla gogna: il processo a Oscar Wilde, che pagò caro il suo anticonformismo.
  • Carabinieri a Creta: una missione di pace italiana nel cuore del Mediterraneo.
  • La favola di Natale: la commovente storia di Giovannino Guareschi, che trovò la speranza in un lager nazista.

 

ABBONATI A 29,90€

In questo numero di Focus, puntiamo i riflettori su un tema cruciale: la prevenzione. Attraverso il dossier  esploriamo come scienza, tecnologia e medicina stanno rivoluzionando il nostro approccio alla salute e al benessere.

Un viaggio tra scoperte e innovazioni per vivere meglio e più a lungo. Dalla prevenzione delle malattie cardiovascolari alle ultime tecniche per diagnosticare precocemente il cancro, fino all'importanza della salute mentale e alle nuove frontiere della nutrizione.

Raccontiamo inoltre la scoperta di Lucy, il fossile che ha riscritto la nostra storia evolutiva, e immaginiamo cosa sarebbe accaduto se Costantino non avesse legalizzato il Cristianesimo. Scopriamo anche perché "avere la testa tra le nuvole" è fondamentale per il cervello e sveliamo le forme morbide della natura, quelle curve nascoste che definiscono il mondo vivente.

ABBONATI A 31,90€
Follow us