Roma, 13 gen. (AdnKronos) - Torna a salire nel 2015 il fatturato dell’agroalimentare italiano che nell’anno di Expo raggiunge i 135 miliardi sotto la spinta del record storico delle esportazioni e della ripresa dei consumi interni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata in occasione della firma del protocollo d'intesa 'Diamo credito all'agroalimentare italiano” tra il ministero delle Politiche Agricole e Intesa San Paolo alla presenza del presidente del Consiglio Matteo Renzi.
L’agroalimentare è il secondo comparto manifatturiero Made in Italy che svolge però, sottolinea la Coldiretti, un effetto traino unico sull’intera economia per l’impatto positivo di immagine sui mercati esteri dove il cibo Made in Italy è sinonimo di qualità.
Non si è mai consumato così tanto Made in Italy alimentare nel mondo dove nel corso del 2015, rileva la Coldiretti, è stato raggiunto il record storico delle esportazioni pari a circa 36 miliardi di euro (+7%), con aumenti che vanno dall’11% per l’ortofrutta al 10 % per l’olio di oliva dal +9% per la pasta al +6% per il vino che ha realizzato il record storico con un preconsuntivo annuale di 5,4 miliardi di fatturato realizzati oltre i confini nazionali, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi ai primi 10 mesi del 2015.
Un andamento, spiega la Coldiretti, certamente favorito dalle condizioni economiche positive dovute alla ripresa internazionale e ai tassi di cambio favorevoli su mercati importanti come quello statunitense ma che è la conferma delle grandi opportunità presenti. “L’Italia ha saputo cogliere l’opportunità di Expo per raccontare al mondo il modello agroalimentare e i suoi valori unici” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “l’agricoltura italiana è diventata la più green d’Europa con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp che salvaguardano tradizione e biodiversità, la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, la più vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a chilometri zero, ma anche la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati".