Se pensavate che la covid avesse indirettamente contribuito (attraverso i lockdown) a far tornare il nostro Pianeta a respirare, dovrete ricredervi: il Met Office, il servizio meteorologico del Regno Unito, ha fatto delle previsioni decisamente preoccupanti per l'anno appena cominciato, di fatto confermando che il crollo delle emissioni di inquinanti dovuto ai lockdown non ha migliorato la già abbastanza compromessa situazione della Terra.
Secondo l'agenzia, nel 2021 le emissioni di anidride carbonica (CO2) aumenteranno fino a raggiungere livelli superiori del 50% rispetto a quelli dell'età preindustriale (1750-1800), quando la CO2 toccava le 278 ppm (parti per milione). Tra aprile e giugno di quest'anno si stima che verranno superate per diverse settimane le 417 ppm: l'ultima volta che per un periodo le emissioni hanno superato di molto quota 400 ppm (a esclusione di brevi picchi stagionali) è stato quattro milioni di anni fa, quando la temperatura media sulla Terra era superiore a quella attuale di circa 3 °C e il livello dei mari era molto più alto.
Persistente. Il problema della CO2, e il motivo per cui i lockdown non sono serviti a molto, è la sua capacità di persistere nell'atmosfera: a differenza di altri gas serra, come il metano, l'anidride carbonica può rimanere nell'atmosfera per migliaia di anni. «Le emissioni annuali si aggiungono a quelle dell'anno precedente», spiega Richard Betts, che ha guidato le previsioni del Met Office, «per questo i livelli di CO2 continuano ad aumentare». Nel 2020 a causa della pandemia le emissioni di anidride carbonica sono scese del 7% rispetto agli anni precedenti, ma questo non è stato sufficiente, perché con la ripresa delle attività sono già tornate quasi ai livelli pre-covid.
L'aiuto della Natura. L'aumento delle emissioni, dovuto principalmente a combustibili fossili e deforestazione, quest'anno sarà leggermente inferiore al normale grazie al temporaneo rafforzamento di alcuni depositi di carbonio (ambienti naturali, come foreste o oceani, che hanno la capacità di assorbire grandi quantità di CO2). Grazie agli effetti della Niña, fenomeno meteorologico che provoca il raffreddamento della temperatura delle acque superficiali dell'Oceano Pacifico equatoriale e un conseguente aumento della piovosità nelle regioni tropicali, gli esperti prevedono una temporanea crescita della foresta tropicale, che aiuterà ad assorbire parte delle emissioni causate dall'attività umana. L'aiuto della Natura però non basta: «Bisogna continuare a lavorare sulle politiche per la riduzione delle emissioni» sottolinea Grant Allen, esperto dell'università di Manchester, «e raggiungere un equilibrio tra quanto emettiamo e quanto il Pianeta può assorbire».