Ecologia

CO2 in atmosfera: mai così alta in 800.000 anni

La concentrazione mensile media di anidride carbonica in atmosfera ha superato 410 parti per milione: prima d'ora, gli esseri umani non hanno mai respirato aria così satura di CO2.

Sembra un brutto ritornello, ma di nuovo dobbiamo dire che la concentrazione di CO2 in atmosfera non è mai stata così alta da 800.000 anni a questa parte: nel mese di aprile, il livello mensile medio di anidride carbonica nell'aria che respiriamo ha sistematicamente superato 410 parti per milione (ppm).

L'ennesimo allarme è dell'Osservatorio di Mauna Loa, alle Hawaii, che riporta i valori normalizzati sulla Curva di Keeling. Già nell'aprile del 2017 era stata sfiorata la soglia delle 410 ppm, ma si era trattato di un picco, non della media di un mese intero, e prima ancora (nel 2016), l'organizzazione mondiale della meteorologia rilevava una media di 403,3 ppm (vedi su Focus.it), ma in quell'occasione era stata data la colpa a El Niño.

Le misurazioni aggiornate della CO2 atmosferica all'osservatorio di Mauna Loa: l'ultima settimana, un mese, un anno, 10.000 anni, 800.000 anni...

«È molto semplice: continuiamo a bruciare combustibili fossili - commenta Ralph Keeling, figlio del ricercatore che per primo organizzò il programma di monitoraggio, geochimico e direttore dello Scripps CO2 Program - e la CO2 continua ad accumularsi in atmosfera.»

800.000 anni? Siamo in grado di ricostruire la storia del clima fino a quel lontano passato estraendo carote di ghiaccio lunghe anche chilometri in Groenlandia o in Antartide e analizzando la composizione delle bolle d'aria intrappolate nel ghiaccio. Per molte migliaia di anni i livelli di CO2 in atmosfera sono oscillati tra 170 e 280 parti per milione: le cose hanno iniziato a cambiare molto velocemente con l'inizio dell'era industriale. Arrivati al 2013, i sistemi di monitoraggio hanno iniziato a mostrare valori pari o superiori a 400 ppm.

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L'analisi dei dati mostra che procediamo al ritmo di oltre 2 ppm in media in più ogni anno: entro mezzo secolo, se non prima, potremmo raggiungere le 500 ppm (o anche 550 secondo alcuni esperti, che pensano che le emissioni di CO2 vadano crescendo). Negli anni '50, le prime misurazioni di Charles David Keeling evidenziavano concentrazioni stabili attorno a 310 ppm; oggi, in un milione di kg di aria troveremmo oltre 410 kg di anidride carbonica, un terzo in più rispetto alle letture di 60 anni fa.

Gli effetti di tutto questo sono difficilmente immaginabili: gli esseri umani non hanno mai respirato aria così satura di CO2. Sull'ultima volta che si sono toccati tali valori non c'è un accordo, ma potrebbe essere stato nel Pliocene, tra i 4,6 e i 2 milioni di anni fa, o nel medio Miocene (14-10 milioni di anni fa).

Le possibili ricadute. Tra le conseguenze più preoccupanti di questo incremento potrebbero esserci ondate di calore sempre più frequenti, l'aumento delle malattie respiratorie e di eventi climatici estremi; l'incremento dell'ozono atmosferico (innescato dalle alte concentrazioni di emissioni inquinanti); la maggiore diffusione di insetti vettori di infezioni, come zanzare e zecche.

Benché non sia il peggiore gas serra (questo primato spetta al metano), la CO2 è il più abbondante e quello che può maggiormente incidere sul clima: livelli di 550 ppm di anidride carbonica potrebbero causare un aumento della temperatura media globale di 6 °C, ossia quattro in più del limite massimo prospettato dagli accordi sul clima di Parigi (COP21).

In termini di inquinamento atmosferico, non occorre aspettare per allarmarsi: lo "smog" (mix di elementi tossici tra i quali la CO2) è responsabile già oggi di 6,5 milioni di morti ogni anno.

Va peggio in città. Un aspetto inquietante, infine, è che il valore di 410 ppm non rispecchia i livelli rilevati nelle grandi città. È un "valore globale medio", ma nei centri urbani l'aria è più pesante e le concentrazioni di CO2 sono più alte all'interno delle case.

14 maggio 2018 Elisabetta Intini
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