Chi è convinto che il limite di +1,5 °C di riscaldamento atmosferico sia una soglia ancora lontana sarà costretto a ricredersi: secondo il Met Office, il servizio meteorologico nazionale britannico, esiste il 48% di probabilità di varcare temporaneamente quel tetto da qui al 2026.
L'analisi condotta dal Met per la World Meteorological Organisation (WMO) sostiene che tra il 2022 e il 2026 le temperature medie globali saranno tra gli 1,1 e gli 1,7 gradi più elevate rispetto all'era pre-industriale, e che per ogni anno di questo periodo la probabilità di sforare i +1,5 °C è data al 50/50.
Affacciati sul precipizio. Il limite di +1,5 °C è considerato dalla comunità scientifica una "tacca" da non oltrepassare, per scongiurare le conseguenze più irreversibili della crisi climatica. Superarlo per un solo anno nei prossimi 4 anni non vorrebbe dire - è bene precisarlo - che ormai il danno è fatto e che gli accordi sul clima sono da considerarsi carta straccia: si tratterebbe di un superamento temporaneo dopo il quale il riscaldamento tornerebbe a livelli inferiori. Tuttavia il fatto che siamo così vicini a sfiorare quella soglia fatidica ci dice quanto poco spazio sia rimasto per le false promesse e l'immobilismo politico. Si pensi soltanto che nel quinquennio precedente le probabilità che questo accadesse erano date a meno del 10%.
Il futuro è oggi. Ormai da sette anni abbiamo raggiunto il tetto di circa 1 °C di riscaldamento globale dall'era pre-industriale, con il 2016 e il 2020 che si contendono il triste record di anni più caldi di sempre. Già così sono visibili gli effetti di questo eccesso di energia immessa dall'uomo nel sistema-Terra: si pensi agli incendi in Nord America della scorsa estate, o alle ondate di calore che stanno investendo India e Pakistan in queste settimane.
Secondo gli esperti del Met è quasi certo (93% di probabilità) che uno dei prossimi anni diverrà il più caldo mai registrato scalzando i precedenti record, e che questo accadrà in un anno caratterizzato da El Niño, un fenomeno meteorologico naturale associato a un riscaldamento anomalo delle acque superficiali dell'Oceano Pacifico orientale, che ha un impatto sul clima globale.
Meno CO2: a parole... Secondo l'ultimo rapporto dell'IPCC, pubblicato lo scorso mese, per contenere il riscaldamento globale entro la soglia dei +1,5 °C (ma anche entro quella dei + 2 °C), le emissioni globali dovrebbero raggiungere un picco entro il 2025 al massimo, per poi calare del 43% entro il 2030 e dell'84% entro il 2050.
Non siamo sulla strada giusta. In contemporanea allo studio del Met sono stati pubblicati nuovi dati della Scripps Institution of Oceanography (USA) che mostrano che nel mese di aprile 2022 la concentrazione media di CO2 in atmosfera ha raggiunto le 420,02 parti per milione (ppm): il livello più alto mai registrato per un singolo mese dal 1958 ad oggi, ed è probabile che a maggio siano ancora più elevate.
Non solo quindi non si vedono progressi nel calo del principale gas serra che resta in atmosfera per centinaia se non migliaia di anni, ma preoccupa anche la crescita anno dopo anno delle concentrazioni di CO2, che avviene con una rapidità senza precedenti. Abbiamo infatti oltrepassato la soglia delle 400 ppm meno di dieci anni fa e da allora i valori non hanno fatto che crescere, ogni anno di 2 ppm.