Che la Cina sia uno dei Paesi più inquinati della Terra non è una novità: periodicamente l'aria della capitale Pechino diventa irrespirabile; l'inquinamento è così elevato da causare 1,6 milioni di morti all'anno (sono 4.400 persone al giorno!); il 20% dell'acqua proveniente dai pozzi sotterranei utilizzati da fattorie, fabbriche e abitazioni non è più adatto né per bere né per usi di igiene personale tanto è elevato l'inquinamento industriale e agricolo.
Ma è altrettanto vero che ai proclami di Pechino di voler diventare la nazione leader nella lotta all'inquinamento e al riscaldamento globale sono seguiti i fatti e le politiche ambientali del governo del presidente Xi Jinping, iniziate nel 2013 ma di recente rese ancora più stringenti, iniziano a dare i loro frutti.
L'ultima promessa prevede un massiccio piano di riforestazione: il governo cinese si è impegnato ad aumentare la copertura boschiva totale del paese passando dal 21,7 al 23% nel periodo 2016- 2020.
Italia verde. E che stia facendo le cose seriamente è il fatto che negli ultimi cinque anni sono stati piantumati ben 338.000 chilometri quadrati di foreste in tutto il Paese. In altre parole il governo cinese ha ricoperto un’area di dimensioni superiori a quella dell'italia, che è di 301.338 km² per un costo totale di circa 83 miliardi di dollari, una cifra enorme, ma da cui spera di ottenere grandi benefici.
Entro la fine del 2018 il programma prevede altri 66.000 chilometri quadrati di nuove foreste. Si tratta di un'area poco inferiore a quella dell'Irlanda.
Oltre a questo impegno il governo cinese ha promulgato un programma chiamato “ecological red line” che prevede di limitare lo sviluppo tecnologico e urbano irrazionale in prossimità di fiumi, foreste e parchi nazionali.
Quindici province si sono già adattate a questo piano, presto seguiranno le altre sedici.