Roma, 18 gen. (AdnKronos) - I campi pagano le anomalie del clima, siccità e nubifragi sono già costati 6 miliardi in 8 anni. A evidenziarlo è la Cia che, attraverso un monitoraggio delle aziende agricole del Paese, registra forti preoccupazioni per le possibili forti precipitazioni e gelate annunciate per le prossime settimane, dai bollettini meteo accreditati. La Cia fa riferimento prima alle temperature troppo elevate che hanno anticipato le fioriture, e ora con l’annunciata ondata di freddo improvviso, preoccupano l’agricoltura italiana. A rischio, tra le produzioni, anche le mimose per l’8 marzo.
Le temperature elevate di questo inverno anomalo stanno generato stravolgimenti produttivi nei campi. La combinazione di fioriture anticipate, gelate e piogge violente, si potrebbero tradurre in danni non indifferenti per il settore primario, che dal 2007 a oggi, per gli effetti combinati di maltempo e siccità, ha già pagato un conto di 6 miliardi di euro.
L’agricoltura per sua stessa natura -spiega la Cia- è forse, tra le attività economiche, quella maggiormente esposta e vulnerabile alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Nonostante la produzione agricola abbia dimostrato negli anni una considerevole capacità di adattamento alle mutevoli condizioni meteorologiche, la velocità e l’incertezza dei mutamenti climatici in atto e attesi, rendono urgente uno sforzo maggiore in termini di prevenzione, adattamento e gestione (ex-ante) dei rischi che ne derivano.
"Impressiona -secondo la Cia- come il fenomeno dell’eccesso termico si sia tradotto in un costo di quasi 650 milioni di euro e ben 2,9 miliardi siano stati i danni agricoli per la sola siccità. Inoltre -continua la Cia- ricordando la recente alluvione che ha devastato l’area vitivinicola del Sannio, circa un quinto del conto complessivo dei danneggiamenti è stato generato proprio da piogge di straordinaria violenza. Dal 2007 al 2015 alcune produzioni hanno registrato tagli delle rese fino all’80%".
Un conto molto salato che potrebbe crescere ulteriormente anche quest’anno, in particolare se, in questa particolare fase dei cicli produttivi, dovessero sopraggiungere gelate, neve e grandine. "Nei campi è già allarme per alcuni frutti e per le piante ornamentali, c’è il timore concreto -avverte la Cia- che il simbolo della festa delle donne, la mimosa, ora nelle campagne nostrane in avanzato stato evolutivo, potrebbe anticipare di molto la fioritura e non essere così disponibile per l’8 marzo prossimo".