Il futuro del Pianeta è in mano a 200 aziende: non è uno slogan provocatorio, ma la dura verità che emerge da un'analisi pubblicata su Environmental Innovation and Societal Transitions, nella quale un team di ricercatori canadesi ha scoperto che da queste aziende, conosciute con il nome di Carbon Underground 200 o CU200, dipende il 98% delle potenziali emissioni future derivanti dalle riserve di petrolio, gas e carbone del mondo intero.
Pochi responsabili. Quasi la metà di queste aziende è di proprietà di appena dieci attori finanziari, che hanno quindi il potere di cambiare le sorti climatiche della Terra: le riserve di combustibili fossili delle CU200 possono emettere potenzialmente 674 gigatonnellate di CO2 – una quantità in grado di far aumentare la temperatura media globale di più di 1,5 °C sui livelli preindustriali.
«È giusto che ognuno di noi continui a fare del suo meglio per contrastare i cambiamenti climatici, ma senza l'intervento di questi attori finanziari non riusciremo a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni ed evitare la catastrofe climatica», sottolineano i ricercatori.
FUORI I Nomi! Ma chi sono questi dieci "grandi"? Si tratta di governi, società d'investimento e di servizi finanziari, e banche: le società d'investimento Blackrock, Vanguard, Dimensional Fund Advisors e Capital Group, la società di servizi finanziari e bancari State Street Corporation, il Governo dell'India, il Regno dell'Arabia Saudita, la società di assicurazioni e investimenti indiana Life Insurance Corporation, la banca centrale norvegese Norges Bank e la multinazionale di servizi finanziari Fidelity Investments.
Nelle nostre mani? Se questi dieci attori finanziari decidessero di dire addio per sempre alle fonti fossili, la transizione verso un'energia verde sarebbe molto più semplice e veloce: il fatto che il nostro futuro climatico sia in mano a così poche persone da un lato può spaventare (e se decidono di non fare nulla?) ma dall'altro è un bene: basta che poche entità agiscano perché la situazione cambi, e soprattutto noi possiamo fare pressioni affinché decidano di fare qualcosa.
«Avere un numero ristretto di investitori che hanno la possibilità di influenzare la traiettoria dell'industria dei combustibili fossili può essere un problema, o un'opportunità», conclude Truzaar Dordi, coordinatore dello studio, sottolineando come i cittadini dei governi e i clienti delle società d'investimento e delle banche abbiano il potere di spingerli a dire addio per sempre alle fonti fossili.