Roma, 28 ago. -(AdnKronos) - Distillazione, spremitura, enfleurage. Catturare l'essenza è un segreto antico più di 5.000 anni. Papiri e geroglifici ci dicono infatti che gli antichi egizi, che facevano un uso importante degli oli essenziali, conoscevano i più sofisticati metodi di estrazione. E da allora se le tecnologie si sono affinate, le tecniche sono praticamente rimaste le stesse.
"La più comune - spiega Wilmer Zanghirati, farmacista e naturopata esperto di oli essenziali - è quella della distillazione in corrente di vapore. Una pratica usata quasi per tutte le piante che hanno una buona dose di principi volatili e che era già conosciuta nel 3.000 a.C.. Risale infatti proprio ad allora il più antico distillatore in terracotta, rinvenuto in Pakistan".
La distillazione in corrente di vapore, consiste nel far passare attraverso le parti della pianta, posta su una griglia all'interno di un cilindro un vapore a circa 110°C. La pianta rilascia così l'essenza nel vapore che è convogliato in una serpentina di raffreddamento che provoca la liquefazione del vapore stesso. L'olio essenziale presente normalmente galleggia sulla superficie dell'acqua e può quindi essere separato facilmente.
"L'acqua che resta - sottolinea Zanghirati - è un'acqua aromatica che contiene comunque tra lo 0,01 e lo 0,05% dell'essenza del fiore, la componente idrosolubile. Tra i più noti troviamo l'acqua di rose, amata dalla regina Cleopatra che usava cospargerne il suo talamo, o l'acqua di fiori d'arancio".
Altra tecnica è quella della spremitura. Anticamente molto comune per estrarre le essenze dai fiori o da altre parti delle piante, "oggi - spiega Zanghirati - viene utilizzata soltanto per ottenere gli oli essenziali dalle bucce degli agrumi come il l’olio essenziale di Bergamotto di cui in Calabria si produce il migliore del mondo, quello di arancio, di limone, di mandarino o di lime".
La tecnica prevede la spremitura con l’aiuto di alcuni torchi che comprimono la scorza e fanno aprire le ghiandole oleifere dei frutti dalle quali esce l’essenza mista ad acqua che viene poi separata.
L'enfleurage "è il trattamento più lungo e costoso - spiega l'esperto - riservato ai fiori più delicati che non sopportano il calore della distillazione come il gelsomino e la rosa di Damasco". Per estrarre queste essenze si sfrutta il potere estrattivo e solvente dei grassi: si fanno aderire i petali del fiore a un grasso animale sostituendo continuamente, per settimane, i fiori sfruttati finché il grasso non diventi completamente saturo dell'aroma del fiore. A questo punto il grasso diluito in alcool viene sottoposto a vibrazione forte per 24 ore per separare l'olio essenziale.
C'è poi l'estrazione degli oli essenziali con solventi, spesso usato a livello industriale ma non tra i più apprezzati in quanto l'uso di sostanze estranee alle essenze potrebbe degradare o pregiudicare la sua purezza dell'olio essenziale. In questo caso gli oli essenziali vengono estratti sfruttando alcune sostanze solventi ad alta volatilità in grado di far aggregare ad esse le essenze rendendo solubili le loro molecole. In seguito le molecole vengono fatte evaporare e così viene rilasciato l’olio essenziale.