Il livello dei mari cresce più rapidamente: a confermare quanto già attestato da rilevazioni satellitari è lo State of the Climate, l'annuale rapporto sullo stato del clima globale della World Meteorological Organization (WMO). Nel documento, presentato martedì 2 aprile, si dà conto di tutti i principali indicatori climatici, e il quadro che emerge è cupo.
La brodaglia che minaccia le coste. Nel 2018, il livello globale dei mari è risultato più alto di 3,7 millimetri di quello del 2017, e il più alto in assoluto in tre decenni di rilevazioni. Gli oceani si sono fatti più caldi e più acidi: più del 90% dell'energia termica intrappolata dai gas serra viene immagazzinata dai mari, che nel 2018 hanno registrato un nuovo record termico sia ne primi 700 metri, sia nei primi 2.000 metri dalla superficie. Negli ultimi dieci anni gli oceani hanno assorbito almeno il 30% delle emissioni antropogeniche e si sono acidificati: il rapporto registra infatti una riduzione del pH superficiale dei mari.
Gas serra e termometri. Nel 1993, quando il report fu pubblicato per la prima volta, la concentrazione di CO2 in atmosfera era di 357 parti per milione (ppm). Oggi siamo a 405,5 ppm, si pensa in aumento: un documento molto recente dell'International Energy Agency riporta che nel 2018 le emissioni di carbonio sono cresciute dell'1,7% come risultato della più rapida crescita nell'utilizzo di energia degli ultimi 6 anni.
Il Polo vulnerabile. Tutto questo ha un impatto importante sulle temperature: l'anno appena trascorso è stato il quarto più caldo di sempre, con temperature globali più alte di quasi 1 °C rispetto alla media del periodo 1850-1900. Inoltre, la temperatura media globale nasconde gradini più netti in alcune regioni, come quella artica, dove lo scorso anno la media globale è stata di 2 °C, in alcuni casi fino a 3 °C, più alta del solito. Sempre nell'Artico, nel 2019 la massima estensione del ghiaccio marino è stata la settima più bassa di sempre.
Il global warming è già qui. Le conseguenze sul meteo di questo mix esplosivo sono già visibili: l'ondata di calore che nell'estate 2018 ha investito l'Europa ha causato incendi in Svezia, Gran Bretagna, Germania e Norvegia - Paesi normalmente meno esposti a questi eventi. Mentre è di poche settimane fa il passaggio del ciclone tropicale più devastante che abbia mai colpito l'emisfero meridionale: nella prima metà di marzo 2019, Idai ha imperversato su Mozambico, Zimbabwe e Malawi, lasciandosi dietro almeno 800 vittime accertate e centinaia di migliaia di senzatetto.
«Idai ha raggiunto la terraferma su Beira: una città a bassa elevazione e a rapida crescita, su una costa vulnerabile alle tempeste e già colpita dall'aumento del livello del mare», afferma Petteri Taalas, segretario generale della WMO: «quelle vittime sono il motivo per il quale ci serve un'agenda su sviluppo sostenibile, adattamento ai cambiamenti climatici e riduzione del rischio di disastri naturali.
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