I fiumi europei risentono di molti fattori ambientali: spesso escono dagli argini con una certa frequenza, provocando molti danni (più di ogni altro rischio naturale, provocando danni per 104 miliardi di dollari l'anno), ma allo stesso tempo “nutrendo” molti territori agricoli.
Questo però accadeva fino a qualche decennio fa: da quando i cambiamenti climatici hanno cominciato ad avere una profonda influenza sulle precipitazioni, sono cambiate anche le stagioni in cui i fiumi esondano.
Un’analisi approfondita di migliaia di dati fluviali in Europa, dal 1960 al 2010, condotta da molti studiosi di diversa provenienza e pubblicata su Science (qui l'abstract, in inglese), ha messo in luce che il cambiamento è ancora più complesso di quanto si pensasse.
L'anticipo. In alcune regioni europee le alluvioni sono anticipate, in altre sono invece ritardate. L'area in cui i fiumi hanno cambiato di più il loro comportamento è la costa ovest dell'Europa, dal Portogallo all’Inghilterra, dove i fiumi hanno rotto gli argini con circa 15 giorni di anticipo rispetto alle medie stagionali. Le regioni del centro-nord Europa hanno invece sperimentato ritardi di poco più di una settimana, così come la zona dell’Adriatico settentrionale.
Il fantasma della crisi alimentare. Le cause di questo cambio di stagionalità sono dovute in generale alle modifiche causate dal cambiamento climatico, e in particolare all’anticipato scioglimento dei ghiacci. Al contrario, i temporali invernali che tardano, alimentando i fiumi alcuni giorni dopo il regime storico, sono dovuti al riscaldamento dell’aria polare. Lo studio citato invita i decisori politici a tenere conto di questo “cambio di date”, perché l’agricoltura (ma non solo) potrebbe subire un grosso impatto negativo dal "nuovo" comportamento dei fiumi europei.