Roma, 24 giu. - (AdnKronos) - L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea avrà ripercussioni anche in materia di politiche ambientale. In questo nuovo scenario “non c'è dubbio che il ruolo di negoziazione dell'Ue a livello globale viene rallentato”. Così l'ex ministro dell'Ambiente, Corrado Clini traccia un'analisi all'Adnkronos delle conseguenze del referendum sulla Brexit sugli accordi di Parigi.
In particolare, sul burden sharing, cioè l’assegnazione ad ogni paese di un target nazionale per ridurre le emissioni inquinanti, “la Gran Bretagna avrà una posizione autonoma, non più legata al contesto internazionale di negoziazione”. Questo, secondo Clini, “rafforzerà la posizione degli Stati Uniti, in quanto la Gran Bretagna, fino ad oggi, ha svolto un ruolo di ponte” nelle trattative di materia ambientale. Ora, invece, da fuori, “sarà più facile esercitare un ruolo differente rispetto all'Europa” che, dunque, “perde di forza anche sul piano delle politiche ambientali”.
Secondo l'ex ministro dell'Ambiente, “è prematuro fare analisi ma ci sono una serie di variabili da tenere conto” che potrebbero 'pesare' negativamente sugli accordi di riduzione delle emissioni. La Gran Bretagna, ad esempio, che “sta cercando di recuperare sul piano industriale, potrebbe assumere una posizione sull'uso dei combustibili fossili non proprio in linea con l'Europa”. Insomma, conclude Clini, “un conto è un'Europa che tratta tutta insieme. Altro, invece, è un'Europa senza il peso della Gran Bretagna".