Roma, 26 feb. - (AdnKronos) - Un crescente ritardo nell'innovazione tecnologica e di prodotto con la completa stasi della capacità brevettuale. Lo rileva l'edizione 2015 del rapporto Ambiente Italia secondo il quale, mentre in tutti i Paesi vi è stata negli ultimi dieci anni una crescita del numero di brevetti (globalmente il 50% in più, il 20% in più nella Ue), in Italia il numero resta fermo, meno di 5.000 annui.
E' il sintomo inequivocabile, secondo il rapporto, della marginalità tecnologica del Paese: se l'Italia non produce innovazione è anche perché non investe in ricerca e sviluppo. Complessivamente gli investimenti sono pari all'1,2% del Pil e sono rimasti statici durante la recessione (mentre in Europa sono cresciuti). La spesa per ricerca e sviluppo in Italia è pari al 62% della media europea, al 40% circa di quella della Germania e della Svezia.
Ma la vera emergenza per il futuro è rappresentata dai Neet, not (engaged) in Education, Employment or Training. Il 26% di coloro che hanno tra 15 e 29 anni non studiano, non lavorano, non sono in un qualche processo formativo. A parte la Grecia, è il massimo valore registrato in tutta l'Unione Europea. E il Mezzogiorno è di gran lunga l'area europea con i più alti livelli di esclusione.