L’investimento in aziende che operano nei settori legati alle energie rinnovabili e all’ecologia potrebbe offrire una via d’uscita sostenibile (anche economicamente) alla crisi dei mercati finanziari (Alessandro Bolla, 6 ottobre 2008).
La soluzione alla crisi finanziaria che sta mettendo al tappeto le borse di tutto il mondo potrebbe essere... verde. È questa la sintesi dell’intervento di Glenn Hurowitz, esperto di economia, pubblicata qualche giorno fa dal quotidiano americano The Nation. Secondo i dati presentati da Hurowitz, tra il 2001 e oggi la borsa Usa è cresciuta del 2% mentre le azioni delle aziende legate all’eco-business, nello stesso periodo, hanno registrato tassi di crescita a 3 cifre: +339% per il comparto eolico e +579% per il solare. La conclusione di Hurowitz è semplice e immediata: anziché pompare denaro nel sistema economico per tentare di risanare una situazione alla sfascio, non sarebbe preferibile investire risorse in questi settori?
Il colore dei verdoni. Una ricerca recentemente presentata dal Center for American Progress afferma che un investimento di 100 miliardi di dollari (circa un settimo della cifra necessaria a salvare l’economia Usa dal naufragio) nel business verde genererebbe più di 2 milioni di nuovi posti di lavoro, con conseguenze positive immediate sul comparto manifatturiero e delle costruzioni. Robert Pollin e Hedi Garrett-Peltier dell’Università del Massachusets, autori dello studio, sostengono che la stessa cifra, nei tradizionali settori finanziari, darebbe lavoro alla metà delle persone. Se poi l’investimento verde fosse pari all’intera cifra (oltre 700 miliardi di dollari) stanziata a favore del sistema finanziario, si potrebbe risolvere definitivamente il problema della disoccupazione. Nel concreto ciò significherebbe non lasciare sulle spalle dei cittadini i debiti delle banche in crisi, ma, per esempio, utilizzare quegli stessi soldi per finanziare la conversione a energia pulita degli impianti elettrici e di riscaldamento, promuovere nuovi parchi nazionali, nuovi sistemi di agricoltura sostenibile e un’economia libera, almeno in parte, dal petrolio.
MENO CALDO PER TUTTI
I ricercatori affermano che tutto ciò avrebbe un effetto immediato in termini di riduzione dei danni provocati dal surriscaldamento globale e quantificati, per i soli Stati Uniti, in oltre 3.800 miliardi di dollari l’anno. La strada suggerita da Hurowitz non è certo priva di difficoltà: le grandi aziende che sono alla radice della crisi andrebbero definitivamente allo sfascio, ma cederebbero il posto a una nuova economia che potrebbe rilanciare Wall Street.
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Perché c'è un toro davanti a Wall Stree? |
Il toro e l’orso, nel linguaggio della finanza, rappresentano rispettivamente i mercati in crescita e i mercati in contrazione. Le origini di questa similitudine non sono chiare ma probabilmente si riferiscono al modo di combattere tipico dei due animali. Il toro incorna l’avversario e lo lancia verso l’alto, mentre l’orso lo schiaccia a terra a suon di zampate.
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Aziende più verdi, conti meno rossi. Anche se l’approccio di Horowitz sembra semplificare un po’ troppo la realtà, apre sicuramente la strada al dibattito sullo sviluppo di una nuova finanza, sostenibile non solo dal punto di vista economico, ma anche ambientale. In un momento in cui anche le aziende stanno sviluppando una "eco coscenza": da un’indagine Eurisko del luglio 2008 sulle aziende italiane, emerge una grande attenzione nella scelta di computer a basso consumo energetico, autovetture ibride e nell’adozione di poltiche di riciclo dei materiali utilizzati in produzione. Con un grande risparmio in termini economici.