Investita da un'ondata di calore destinata a peggiorare nel fine settimana che precede il Natale, l'Australia ha appena superato il suo giorno più caldo di sempre. Martedì 17 dicembre le temperature medie nazionali hanno toccato i 40,9 °C, ben più dei 40,3 °C del gennaio 2013, il precedente infausto record. Nelle aree più interne degli Stati di Victoria e del New South Wales e dell'Australia meridionale, il termometro ha raggiunto i 50 °C.
In anticipo. Il caldo asfissiante è un altro preoccupante segnale del global warming, che sta presentando il suo conto salato al Paese che insieme a Stati Uniti e Brasile ha più di tutti ostacolato le misure sul clima discusse alla COP25, con l'obiettivo di proteggere la propria industria di esportazione del carbone. Il picco di temperature è arrivato ben prima dell'estate inoltrata (che nell'emisfero australe è a gennaio) e sta intensificando gli incendi stagionali, in molte zone ormai fuori controllo.
Le ricadute sulla salute. Centinaia di incendi si propagano da mesi nella vegetazione secca, inaridita da mesi di pioggia col contagocce. Almeno tre milioni di ettari di terra sono andati in fumo nell'intera Australia; sei persone hanno perso la vita tra le fiamme, e 700 case sono andate distrutte. Un gigantesco incendio divampato a nord di Sydney, sulla Gospers Mountain, sta rendendo l'area della capitale del New South Wales irrespirabile. Il mix di gas nocivi e particolato (monossido di carbonio, anidride carbonica, anidride solforosa, benzene, diossine, idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti) costituisce un grave rischio per la popolazione della città, che è stata invitata a limitare l'esposizione all'aria inquinata.
Un rapporto chiaro. Il legame tra incendi estivi e global warming è ormai stato accertato da molti studi scientifici. I cambiamenti climatici aprono la strada ai roghi perché asciugano la vegetazione e la rendono facilmente infiammabile. Le braci trasportate dai venti possono viaggiare anche per 30 km dal rogo originario, e trovare il terreno ideale per innescare un nuovo incendio.
Secondo i ricercatori del Bureau of Meteorology australiano, il global warming starebbe inoltre alterando la variabilità naturale e aumentando la frequenza del Dipolo dell'Oceano Indiano, un fenomeno climatico solitamente a cadenza biennale, che nella sua "fase positiva" limita la piovosità sopra l'Australia. Nel 2019, questo sistema di circolazione atmosferica ha contribuito a rendere il periodo da gennaio a ottobre il secondo più asciutto di sempre. Senza sufficiente umidità del suolo e dell'aria, è ancora più difficile contrastare le ondate di calore.