Roma, 18 nov. - (AdnKronos) - Un mondo sempre più diviso tra ricchi e poveri, con un divario progressivo che porterà entro il 2016 l'1% della popolazione mondiale ad avere più ricchezze del restante 99%: la novità è che i magnati europei hanno aumentato le loro donazioni. E in Italia un filantropo su 3 crede in “cause di rilevanza nazionale” e, soprattutto, destina un quinto dei suoi guadagni annuali in donazioni benefiche. Sono i risultati dell'analisi elaborata dal Centro Studi di Fondazione Lang Italia su dati Ocse, Oxfam, Sole 24 Ore, Bnp Paribas, Fondation de France.
La Fondazione dedita ai temi dell'efficacia dell'azione filantropica e della misurazione dell'impatto sociale, che supporta imprese, enti e privati anche attraverso corsi executive sulla filantropia strategica e sull'impact investing, mette in luce alcuni elementi che identificano il comportamento attuale dei donatori benestanti italiani. In particolare, si parte dalla segnalazione di come la sperequazione della ricchezza si sia accentuata a livello mondiale negli ultimi tre anni.
Un trend che investe anche il nostro Paese: nel 2015 in Italia il 20% degli italiani (i più facoltosi) detiene infatti il 61,6% della ricchezza, e un altro 20% appena al di sotto il 20,9%. In pratica, il 40% degli italiani più abbienti controlla oltre l'80% della ricchezza nazionale. Una constatazione che si accompagna ad un mutato atteggiamento dei milionari nostrani più generosi, oggi maggiormente inclini rispetto al passato a condividere parte del proprio benessere economico.
A livello mondiale, l'Europa è stata l'area del mondo dove le donazioni filantropiche sono cresciute di più (9%) dal 2013. L’Italia, nonostante una proporzione minore di donatori (30% della popolazione) rispetto ad altri Paesi europei come Svizzera (70%) e soprattutto Paesi Bassi (85%) dove la cultura del dono è più diffusa, è al terzo posto per quanto riguarda l’ammontare delle donazioni individuali (2.600 milioni di euro) dopo Germania (4.160) e Regno Unito (11.532). Questo dato è motivato anche dal fatto che i magnati nostrani hanno mutato, positivamente, le proprie donazioni, aumentandole in quantità e destinandole a progetti legati al territorio e al Bel Paese.
Nel dettaglio, in Italia il 36% dei filantropi italiani premia cause di rilevanza nazionale, quindi interventi a livello internazionale (24%) e donazioni a favore della propria regione o del proprio territorio di appartenenza (20%): ovvero, oltre la metà dei filantropi italiani investe in progetti legati al proprio Paese. Le motivazioni di tali donazioni sono il desiderio di aiutare gli altri (60%), il senso del dovere (56%) e il passaggio intergenerazionale di un impegno filantropico avviato (52%).
Il tema verrà affrontato durante la terza edizione del Lang Philanthropy Day, il cui main sponsor è Banca Esperia, che si terrà il prossimo 19 novembre a Milano (Palazzo Clerici), dedicato ad approfondire i temi dell'efficacia dell'azione filantropica e della valutazione dell'impatto sociale con i protagonisti del settore.