Il rapido scioglimento dei ghiacci di Antartide e Groenlandia, che insieme e complessivamente ospitano una quantità d'acqua ghiacciata sufficiente a far innalzare il livello dei mari di 65 metri, sta ripercorrendo le orme di quello che l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) definisce "lo scenario peggiore", il modello più allarmante sul futuro di oceani e coste.
In base a uno studio pubblicato su Nature Climate Change, dagli anni '90 a oggi la fusione delle calotte di ghiaccio del continente polare e dell'isola danese ha provocato un innalzamento del livello dei mari di 1,8 cm. Avanti di questo passo, il progressivo scioglimento di parte di questi ghiacci potrebbe far aumentare il livello dei mari di 17 cm entro fine secolo, esponendo 16 milioni di persone in più rispetto ad oggi alle conseguenze dell'avanzata dell'acqua nell'entroterra.
Troppo in fretta. Nel loro lavoro, gli scienziati dell'Università di Leeds e del Danish Meteorological Institute hanno confrontato le più recenti analisi satellitari dei ghiacci tratte dalla collaborazione Ice Sheet Mass Balance Intercomparison Exercise (IMBIE) con quanto previsto dai modelli climatici sugli oceani e la criosfera elaborati dall'IPCC. Secondo gli autori dello studio, l'attuale tasso di perdita di ghiaccio di Antartide e Groenlandia ricalca i più cupi scenari sugli effetti del global warming postulati finora.
Anche se era stato previsto un incremento di fusione delle calotte glaciali dovuto all'inerzia del riscaldamento globale, la rapidità con cui questo avviene lascia spiazzati. Dagli anni '90, lo scioglimento della calotta antartica ha contribuito per 7,2 mm all'innalzamento del livello dei mari e quello dei ghiacci della Groenlandia per 10,6 mm.
Conseguenze già visibili. Ogni anno negli ultimi 10 anni, la superficie degli oceani si è innalzata di 4 mm. Finora, buona parte di questo aumento è stato causato dall'espansione termica, ossia dall'aumento di volume dell'acqua in funzione dell'aumento della temperatura. Ma da 5 anni a questa parte la fusione dei ghiacci è divenuta la causa prevalente dell'innalzamento del livello dei mari. Solo nel 2019, complice un'ondata di calore senza precedenti, la Groenlandia ha perso 532 miliardi di tonnellate di ghiaccio.
La crescita del livello dei mari prevista per fine secolo - solo per la parte derivante dalla fusione dei ghiacci - sarebbe sufficiente a raddoppiare la frequenza delle ondate di tempesta (storm surge) per la maggior parte delle città costiere del Pianeta: si tratta di onde di marea molto violente e distruttive associate a eventi meteo intensi come i cicloni tropicali.
Non è, dunque, soltanto la prospettiva di atolli sommersi dall'acqua a suscitare preoccupazione. Pochi millimetri aggiuntivi di innalzamento possono determinare inondazioni in grado di spingersi sempre più verso l'interno dell'abitato, e facilitare sia l'erosione del suolo lasciato in balia del mare, sia la contaminazione di falde acquifere e terreno agricolo con acqua salata.
Goccia dopo goccia. Antartide e Groenlandia non sono i soli serbatoi di ghiaccio a contribuire all'aumento del livello dei mari. Negli ultimi anni abbiamo assistito alla scomparsa di migliaia di ghiacciai più piccoli, le cui acque hanno concorso a delineare la situazione prospettata oggi.