Ecologia

Artico: il ghiaccio marino estivo scomparirà (ed è troppo tardi per evitarlo)

Un rapporto sullo stato della criosfera terrestre fornisce un quadro desolante: è troppo tardi per salvare il ghiaccio marino artico estivo, che si scioglierà in pochi anni.

È troppo tardi per salvare i ghiacci estivi dell'Artico: entro dieci anni potrebbero svanire del tutto, con conseguenze devastanti per l'ecosistema della regione e, a lungo termine, per le città costiere di tutto il mondo, che verranno sommerse a causa dell'innalzamento del livello del mare. È questa la dura verità contenuta nello State of the Cryosphere Report 2022, pubblicato da un gruppo di scienziati delle Nazioni Unite in concomitanza con l'inizio della COP27. La situazione è allarmante, e la cosa peggiore è che non possiamo fare nulla per cambiarla. «Abbiamo fallito», commenta Julie Brigham-Grette, una degli autori del rapporto: «l'unica cosa che ci resta da fare è evitare il collasso della calotta di ghiaccio in Antartide e un'ulteriore disgregazione dei sistemi glaciali della Groenlandia».

Punto di non ritorno. I risultati dello studio sono in linea con quelli di un'altra ricerca pubblicata di recente, che metteva in guardia sulla perdita del ghiaccio marino artico nelle prossime estati: «Si tratta di una diagnosi terminale per l'ecosistema», sottolinea il nuovo rapporto, che spiega come la scomparsa della banchisa artica stapperà l'oceano scuro, che assorbe – invece di riflettere – il calore, facendo aumentare il riscaldamento globale. Questo sconvolgerà l'intero ecosistema della regione, danneggiando tutti gli organismi viventi, dalle alghe agli orsi polari che necessitano dei ghiacci per cacciare.

Un danno tra tanti. La perdita di ghiaccio marino artico è solo uno dei tanti segnali del collasso della criosfera (ovvero la parte di superficie terrestre coperta o intrisa di acqua allo stato solido): nell'ultimo anno è piovuto sul punto più alto della Groenlandia e in Antartide sono state registrate temperature anche di 30 °C superiori alla media. Il report documenta inoltre il danneggiamento dei gusci dei crostacei a causa dell'acidificazione degli oceani, la perdita del 5% del ghiaccio dei ghiacciai alpini e il record minimo dell'estensione della banchisa artica.

Don't Look Up
Il film "Don't look up" illustra bene il comportamento che adottiamo nei confronti dell'emergenza climatica: evitare di agire in modo deciso fino a quando è troppo tardi per salvarsi. © Don't Look Up (Adam McKay, 2021)

Conseguenze a lungo termine. Se nel breve periodo il pericolo maggiore è per le specie che vivono in queste zone, nei prossimi secoli è a rischio la sopravvivenza dell'umanità: alcune sezioni della calotta glaciale artica occidentale potrebbero collassare anche in assenza di emissioni inquinanti nei prossimi secoli, causando un innalzamento del livello del mare di oltre quattro metri.

Se, come è stato recentemente dichiarato in un report delle Nazioni Unite, l'obiettivo di limitare la temperatura globale a +1,5 °C non è più realistico, ma è più probabile che sforeremo addirittura i +2,5 °C entro il 2100, il livello del mare potrebbe salire di oltre 20 metri nei prossimi secoli.

«Quello che mi preoccupa è che non affronteremo questa emergenza fino a quando non ce l'avremo di fronte», commenta Brigham-Grette, concludendo con un monito ai partecipanti alla COP27: «È essenziale avviare una rapida decarbonizzazione: è un obbligo morale che abbiamo nei confronti del futuro».

12 novembre 2022 Chiara Guzzonato
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