Roma, 5 mag. (AdnKronos) - Arriva la cella solare di terza generazione che 'imita' la natura ed è in grado di produrre energia dai colori delle piante. A realizzarla sono stati un team di ricercatori italiani dell’Istituto per i processi chimico fisici del Consiglio nazionale delle ricerche (Ipcf-Cnr) di Messina, dei Graphene Labs dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova e dell’Università di Roma Tor Vergata che hanno ideato una particolare cella elettrochimica di terza generazione in grado di assicurare ottimi benefici in termini di ecosostenibilità e costi economici. Gli scienziati sono coinvolti nello sviluppo di celle solari in grado di catturare l’energia sfruttando il processo di fotosintesi in atto su coloranti naturali.
La ricerca nasce in seguito al brevetto ottenuto da Giuseppe Calogero e Gaetano Di Marco dell’Ipcf-Cnr ed è stata condotta con il collega di Istituto Antonio Bartolotta, Francesco Bonaccorso dell’Iit e Aldo Di Carlo di Roma Tor Vergata. Lo studio 'Vegetable-based dye-sensitized solar cells' pubblicato su 'Chemical society review' della Royal Society of Chemistry, raccoglie gli studi del gruppo di ricerca e le conoscenze finora prodotte a livello mondiale nell’utilizzo, come foto-sensibilizzatori, di coloranti vegetali estratti da frutta e fiori ed integrati in celle solari di terza generazione.
"La ricerca si è concentrata sulla cella solare di Grätzel" afferma Gaetano Di Marco. "La possibilità di raccogliere e trasformare l’energia proveniente dal sole sfruttando un ipotetico processo sintetico di fotosintesi clorofilliana, con la cellula di Grätzel tenta di 'imitare' la natura che, però, ha un vantaggio di milioni di anni, emulando quello che il fenomeno della fotosintesi permette alle piante" spiega Giuseppe Calogero. "L'analisi svolta -sottolinea quindi Di Carlo- non si limita solo a celle di laboratorio, ma affronta il problema della scalabilità della tecnologia ai moduli fotovoltaici, identificando le architetture costruttive più promettenti e analizzando il costo dell’energia prodotta che può risultare minore rispetto a quella ottenuta con coloranti sintetici".
"L’opportunità di sfruttare coloranti vegetali provenienti da scarti alimentari e di produzione per la conversione di energia solare, insieme con l’impiego di nanomateriali, come ad esempio il grafene, al posto di materiali preziosi come il platino e rari come l'indio (componente dell’ossido di stagno ed indio), potrebbe dare il via -assicura Francesco Bonaccorso- alla realizzazione di celle solari di prossima generazione sempre più economiche e al contempo ecosostenibili".