Più aumentano le temperature, più accendiamo l'aria condizionata; più accendiamo l'aria condizionata, più aumentano le temperature. È un circolo vizioso dal quale è difficile ma necessario uscire, considerando che il settore del raffreddamento (in inglese cooling sector) contribuisce per il 7% alle emissioni globali di gas serra. Uno studio pubblicato su PNAS suggerisce che il propano, un idrocarburo spesso utilizzato come combustibile, potrebbe sostituire gli idrofluorocarburi (HFC), i gas refrigeranti responsabili delle emissioni inquinanti, evitando così un aumento di 0,1 °C della temperatura globale entro fine secolo.
Gli impegni presi. Nel 1987 il Protocollo di Montreal aveva vietato, tra le altre cose, l'uso negli impianti di raffreddamento di sostanze che impoveriscono lo strato di ozono: questi gas refrigeranti erano stati sostituiti con altri gas, gli HFC, che non danneggiano l'ozono ma sono potenti gas serra che contribuiscono al riscaldamento globale. Per questo nel 2016 l'Emendamento di Kigali ha imposto una riduzione nell'uso degli HFC dell'85% entro metà secolo.
Tre scenari. I ricercatori hanno analizzato gli effetti che avrebbe sostituire gli HFC con il propano negli impianti di condizionamento, ipotizzando tre scenari: il primo, dove gli HFC continuano a essere utilizzati come oggi; il secondo, dove gli HFC più potenti (HFC-410A) vengono sostituiti con altri meno inquinanti (HFC-32); il terzo, dove il propano sostituisce interamente gli HFC.
Dall'analisi è emerso che abbandonare totalmente gli idrofluorocarburi a favore del propano consentirebbe di evitare un aumento della temperatura globale tra 0,06 °C e 0,12 °C entro il 2100 (sostituire gli HFC410A con gli HFC-32, invece, eviterebbe solo un +0,03 °C). Quando si parla di temperatura globale, 0,09 °C è una quantità notevole, che corrisponde a circa un terzo di quanto ci manca per raggiungere il limite di +1,5 °C sui livelli preindustriali imposto dagli Accordi di Parigi.
Non così semplice. L'idea è indubbiamente vincente, ma la sua realizzazione presenta alcuni ostacoli: primo fra tutti il fatto che convertire tutti i climatizzatori del mondo affinché funzionino a propano sarebbe complesso, specialmente in Paesi come l'India o la Cina, dove la domanda sta crescendo rapidamente. In Europa e in Asia al momento esistono alcuni impianti di aria condizionata a propano, ma rappresentano una minima parte del mercato.
Il settore è vasto, e lo sarà sempre di più: secondo un report del 2018 entro metà secolo il numero di impianti di aria condizionata nel mondo salirà a quota 5,6 miliardi.
Utilizzare il propano non basterà: considerato che l'80% delle emissioni inquinanti legate al settore derivano dall'elettricità utilizzata per accendere gli impianti di raffreddamento, un altro aspetto su cui bisogna lavorare è l'utilizzo di energia pulita per far funzionare questi impianti.