Dal punto di vista geologico la definizione di antropocene non è universalmente accettata, ma i cambiamenti inferti dalle attività umane sull'ambiente sono sotto gli occhi di tutti: l'Homo sapiens è l'elemento che più di ogni altro condiziona gli ecosistemi, di cui sfrutta le risorse come se fossero inesauribili, perseguendo obiettivi di "progresso" con scelte spesso miopi e di breve respiro.
Attorno a questo tema si articola la mostra Anthropocene, un'esplorazione multimediale dell'impronta umana sulla Terra allestita - in anteprima europea - alla Fondazione MAST (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna. L'idea è quella di documentare, attraverso diversi mezzi espressivi (fotografie di grande formato, murales, video e installazioni in realtà aumentata) la trasformazione imposta al Pianeta, solcato dai segni di deforestazione, estrazione mineraria, urbanizzazione, industrializzazione, agricoltura intensiva, inquinamento, opere idriche estreme.
Il progetto è frutto della collaborazione tra il fotografo canadese Edward Burtynsky, che lavora sul tema della distruzione ambientale operata dall'uomo, i registi Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier e il gruppo internazionale di scienziati Anthropocene Working Group, impegnati a raccogliere le tracce del passaggio dall'Olocene (un'era geologica iniziata 11.700, con la fine dell'ultima era glaciale) all'era attuale, caratterizzata da rapidi cambiamenti imposti ai processi naturali del nostro Pianeta.
La mostra - gratuita - è aperta fino al 22 settembre 2019. Qui sotto, la nostra selezione di immagini dall'esposizione.