Ecologia

Dalle apparecchiature dei sub un'idea per rimuovere la CO2 delle ciminiere industriali

Catturare l'anidride carbonica e fissarla in cristalli, grazie a un composto naturale riciclabile: una tecnologia di sequestro della CO2 si ispira ai sistemi di filtraggio dell'aria usati sott'acqua.

Mettere a punto sistemi di sequestro dell'anidride carbonica è fondamentale, nell'ottica di arrivare a una drastica riduzione delle emissioni inquinanti, come auspicato nell'ultimo Rapporto Speciale dell'IPCC (per approfondire). Una nuova tecnica descritta sulla rivista scientifica Chem trae ispirazione dalle apparecchiature usate nelle immersioni subacquee per catturare la CO2 degli impianti industriali con un processo ripetibile, efficiente e relativamente economico.

Come funziona. I "rebreather" sono strumenti per la respirazione indipendente dall'ambiente circostante, che filtrano l'aria esalata dai sub (o da minatori, vigili del fuoco, sommergibilisti...) e catturano la CO2 fissandola in forma solida, per evitare che ritorni in circolo con conseguenze nefaste, fino alla narcosi e alla morte.

Il principio studiato in laboratorio dai ricercatori dell'Oak Ridge National Laboratory (USA) è il medesimo: la differenza è nella miscela utilizzata - la guanidina (un composto cristallino che si trova in natura), anziché la calce sodata (usata dai sub). La guanidina disciolta in una soluzione reagisce con la CO2 emessa dalle ciminiere industriali formando un solido: piccoli cristalli biancastri rivelano la presenza del gas inquinante catturato.

I cristalli possono essere raccolti e depositati. Per separarli dalla CO2 è poi necessario scaldarli a 120 °C: a questo punto i cristalli possono essere riutilizzati in una soluzione per nuovi cicli di filtraggio.

Vantaggi. Il processo è, secondo i suoi ideatori, più efficiente del 24% rispetto agli attuali metodi di sequestro di CO2. Nei test su piccola scala, in laboratorio, ha rimosso il 99% della CO2 emessa, e ora si spera di passare a sperimentazioni sul campo che puntino a catturare, una volta ottimizzata la tecnica, una tonnellata di CO2 al giorno.

Le attuali sostanze che assorbono CO2 rimangono in forma liquida dopo aver catturato il gas. Per separarli dalla CO2 serve una maggiore quantità di energia e si rischia che parte del gas serra sia disperso in processi di evaporazione. Ecco perché lo stoccaggio in cristalli è più vantaggioso.

Non è finita qui. Ora occorrerà capire se la soluzione con guanidina possa sopravvivere a più cicli successivi di riscaldamento-raffreddamento, e se sia efficiente anche con emissioni industriali miste, in cui la CO2 sia abbinata ad altri gas inquinanti. Anche se la tecnica è stata pensata per un utilizzo negli scarichi industriali, secondo i suoi ideatori potrebbe funzionare anche per "risucchiare" CO2 direttamente dall'aria.

8 febbraio 2019 Elisabetta Intini
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