Trento, 11 feb. - (AdnKronos) - Definire nuove strategie di gestione per i fiumi europei interessati dalla presenza di dighe, al fine di recuperarne la salute ambientale. E' l'obiettivo del progetto "BraidSideEarth" che vede coinvolti il dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica dell'Università di Trento (Dicam) e il National Institute of Water and Atmospheric Research (Niwa) di Christchurch, Nuova Zelanda. Di durata triennale, comincerà ad aprile 2015.
Oggetto di studio, i sistemi fluviali ad alveo intrecciato ("braided rivers") che si caratterizzano per una molteplicità di canali, biforcazioni, confluenze, isole con presenza di vegetazione. In passato comuni in Europa, oggi meno diffusi a causa della canalizzazione degli alvei, l'estrazione di inerti e la costruzione di dighe. Esempi di fiumi italiani che sono stati trasformati nella loro morfologia sono il Brenta e il Piave, mentre il Tagliamento, nel tratto pedemontano, è un caso unico in Europa di alveo intrecciato che ha mantenuto quasi intatte le sue caratteristiche.
La situazione della Nuova Zelanda è diversa e per questo preziosa per i ricercatori.
"La Nuova Zelanda fornisce, da un punto di vista europeo, l'opportunità di 'tornare indietro nel tempo' e osservare i fiumi in condizioni quasi originarie - spiega il ricercatore italiano Guglielmo Stecca - Il fatto che le poche alterazioni prodotte in Nuova Zelanda siano molto recenti dà inoltre la possibilità di studiare i mutamenti negli stili fluviali ancora in atto".
Il progetto studierà come i fiumi rispondono ai cambiamenti del regime delle portate e dei sedimenti indotti dalle dighe per sviluppare strumenti che permettano di prevedere i possibili impatti delle dighe e, quindi, di mitigarli oppure, dove i fiumi siano già alterati, proporre strategie di riqualificazione.
L'uso delle dighe a scopo idroelettrico è infatti sempre più cruciale nello scenario energetico di oggi, per i molteplici vantaggi che offre soprattutto in confronto alle fonti di energia tradizionali. Gli effetti sull'ambiente fluviale vengono studiati in molti Paesi grazie agli sforzi congiunti di ricercatori, produttori di energia ed enti locali, ma molti aspetti sono ancora poco chiari, soprattutto in relazione all'evoluzione morfologica degli alvei.