Ecologia

Anche la plastica genera CO2: ecco quanto pesa la sua impronta di carbonio

Ci si concentra spesso sul danno "fisico" della plastica negli ecosistemi, ma meno si sa sul suo inquinamento invisibile: a quanto ammontano le emissioni di anidride carbonica associate a questo materiale?

Gli effetti dell'inquinamento da plastica sui mari e i loro abitanti, sul ciclo dell'acqua e la catena alimentare terrestre sono ormai sotto gli occhi di tutti. Più subdole e sfuggenti sono le conseguenze che questo materiale ha sulla composizione atmosferica: perché anche la plastica emette CO2, anche se l'entità di questo secondo tipo di danno non è stata, finora, del tutto chiara.

Ora una ricerca dell'Università della California di Santa Barbara pubblicata su Nature Climate Change fornisce una stima globale dei gas serra generati dall'intero ciclo di vita della plastica, e analizza le strategie a disposizione per ridurli.

Passaggi inquinanti. La maggior parte delle materie plastiche deriva dal petrolio, che va estratto, trasportato e distillato. I polimeri sono poi lavorati per formare prodotti che vanno trasportati a loro volta, e distribuiti. Ognuna di queste fase emette grandi quantità di gas serra, e siamo solo a metà strada: alla fine della sua vita utile, la plastica va impilata, trasportata ai siti di riciclaggio, triturata. Tutte voci da sommare al conto (salato) delle emissioni: nel 2015, quelle di CO2 dovute alla plastica sono state di 1,8 miliardi di tonnellate, un numero destinato a salire, visto che nei prossimi cinque anni la domanda di plastica dovrebbe aumentare del 22%.

Oltre i limiti del consentito. Se continueremo così, le emissioni serra legate alla plastica raggiungeranno il 17% del carbon budget (la quantità massima di carbonio che può essere rilasciato nell'atmosfera, se vogliamo restare entro i +1,5 °C dall'era pre-industriale) entro il 2050. Che cosa si può fare per contenere i danni?

Le carte da giocare. La soluzione più semplice è riciclare. Non è scontato: nel 2018, il 90,5% della plastica mondiale è sfuggito a questo destino. Le emissioni "risparmiate" riutilizzando la plastica vecchia e non producendone di nuova superano di gran lunga quelle spese nei processi per dare alla plastica una seconda vita.

Il ricorso alle bioplastiche (come i polimeri derivanti dal mais) sarebbe vantaggioso in termini di CO2 risparmiata, ma comunque nocivo per l'ambiente (consumo di acqua e di suolo, fertilizzanti). Ridurre la domanda di plastica contribuirebbe a contenere le emissioni, ma trovare un sostituto a questo materiale versatile, economico e durevole è difficile: anzi, lo sviluppo dei Paesi emergenti fa sì che sempre più persone lo incorporino nel proprio stile di vita.

L'impatto maggiore si avrebbe, naturalmente, passando da processi produttivi basati sui combustibili fossili a strategie fondate sulle rinnovabili. Uno scenario in cui la plastica fosse prodotta totalmente con energie rinnovabili - un'utopia - ridurrebbe le emissioni di CO2 della plastica del 51%.

In ogni caso, nessuna di queste soluzioni, da sola, risolverebbe il problema. Servirebbe piuttosto una combinazione di approcci, per gestire un mostro che pare ormai fuori controllo.

2 maggio 2019 Elisabetta Intini
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