I filtri delle sigarette sono fatti di acetato di cellulosa: una sostanza sintetica che impiega decenni a decomporsi. Assieme ad altri composti plastici, si dissolve nell'acqua ed entra nella catena alimentare.
Il danno. A farne le spese non sono solo i pesci, ma anche tartarughe e uccelli marini. Secondo una ricerca, ripresa anche in un lungo approfondimento sulle pagine online di NBC News, le sostanze dei filtri sono state ritrovate nel 30% delle tartarughe e nel 70% degli uccelli analizzati.
Attraverso il pesce, queste sostanze arrivano anche all'uomo.
La beffa. Come effetto collaterale non del tutto secondario, i mozziconi invadono le spiagge. Ocean Conservancy, un'organizzazione "globale" di volontari, ha raccolto 60 milioni di mozziconi in trent'anni: un terzo circa del totale dei rifiuti raccolti.
Curare. Per quanto i volontari si impegnino, non possono raccogliere i mozziconi di tutto il mondo. Per rimediare (cavalcando la ricca onda dei fumatori) sono nate aziende che propongono filtri biodegradabili, mentre una "iniziativa pilota" per adesso circoscritta a San Francisco impone una sovratassa di 60 centesimi a pacchetto per ripagare i costi di raccolta e smaltimento.
Prevenire. La soluzione migliore sarebbe però un'altra, forse difficile per i fumatori ma più semplice. C'è bisogno di dirla?