Roma, 1 dic. - (AdnKronos) - Al via i lavori della Cop20, l’annuale conferenza Onu sul clima che prende il via oggi a Lima. Al centro dell’agenda, la messa a punto del testo negoziale per il nuovo accordo globale sul clima da sottoscrivere a dicembre 2015 a Parigi. Il nuovo accordo globale sul clima sarà poi operativo a partire dal 2020, secondo quanto già concordato nel 2011 a Durban.
“A Lima vedremo se i governi hanno recepito veramente il messaggio chiaro e forte che viene dai cittadini e dal mondo scientifico e se finalmente passeranno dalle parole all’azione - dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente - Sembrano esserci le condizioni affinché superino le incomprensioni del passato e definiscano una prima bozza del nuovo accordo, in modo da avere tutto il prossimo anno per concordare nei dettagli il testo finale da sottoscrivere a Parigi”.
Lo scorso settembre centinaia di migliaia di cittadini sono scesi in piazza nelle principali città del pianeta per chiedere ai loro governi di agire subito contro i mutamenti climatici in corso e migliaia di scienziati hanno ribadito la necessità di un’azione globale immediata per prevenire impatti climatici irreversibili.
Secondo il presidente di Legambiente, il recente “Emission Gap Report” dell’Unep, gli impegni di riduzione delle emissioni al 2020 assunti finora "sono insufficienti, si stima un gap di circa 10 Gt, a garantire il rispetto a costi accettabili della soglia critica dei 2°C. Bisogna adottare subito, a Lima, un piano d’azione per colmare il divario fondato sullo sviluppo delle rinnovabili e l’efficienza energetica, altrimenti più tarderemo a ridurre le emissioni, più alti saranno i costi che dovremo sopportare in futuro”.
Lima è anche l’occasione dei paesi industrializzati per colmare anche il gap di fiducia con i Paesi in via di sviluppo mantenendo l’impegno di finanziare adeguatamente il Green Climate Fund (Gcf), per mettere i Paesi più poveri nelle condizioni economiche e tecnologiche di poter contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici in corso. Il Fondo, con gli impegni già annunciati nelle scorse settimane, ha raggiunto oltre 9 miliardi di dollari.
Si tratta precisamente di 9,6 miliardi di dollari. Tra i principali contributori vi sono gli Usa con 3 miliardi, seguiti dal Giappone con 1,5 miliardi, Regno Unito Francia e Germania con 1 miliardo ciascuno, Svezia con 500 milioni e Italia con 313 milioni. Circa il 40% del contributo iniziale, con 3,8 miliardi di dollari, proviene dall’Unione Europea. Mancano ancora circa 6 miliardi di dollari per raggiungere l’obiettivo dei 15 miliardi ritenuti indispensabili per far operare a pieno regime il Gcf.
“I primi contributi raccolti sono incoraggianti - conclude Cogliati Dezza - ora tutti i paesi industrializzati devono impegnarsi per raggiungere insieme l’obiettivo già concordato dei 100 miliardi di dollari entro 2020".