Negli ultimi 100 anni il consumo di acqua, in particolare per l'agricoltura, è cresciuto di quasi quattro volte: in molte regioni del Pianeta si riesce a soddisfare la domanda d'acqua delle pianure solo grazie al contributo delle risorse idriche di montagna. Molte proiezioni mostrano che entro trent'anni circa un miliardo e 500 milioni di persone (un quarto della popolazione mondiale di pianura) dipenderà dal deflusso di acqua proveniente dalle regioni montuose.
Per capire come gestire quella che si profila essere una vera e propria emergenza idrica globale un team internazionale di ricercatori coordinati da Daniel Viviroli (dip. di geografia dell'Università di Zurigo) ha condotto uno studio (pubblicato su Nature Sustainability) che quantifica per la prima volta la dipendenza delle popolazioni di pianura dall'acqua montana, confrontando consumi e riserve.
I ricercatori hanno realizzato una mappa globale suddivisa in piccole celle, per ciascuna delle quali è stato dato un valore alla dipendenza da risorse idriche montane. «Finora le ricerche hanno preso in considerazione i grandi bacini fluviali», spiega Daniel Viviroli: «ma in realtà ci sono molte regioni della Terra dove l'agricoltura irrigua dipende fortemente dall'acqua proveniente da aree montuose, come in Medio Oriente, in nord Africa, in alcune parti del nord e del sud America, in Australia.»
Dal 7 al 24 per cento. Nonostante l'uso sempre più efficiente dell'acqua, la dipendenza dall'acqua montana è andata via via aumentando dagli Anni Sessanta, quando interessava solo il 7 per cento delle popolazioni di pianura: lo studio stima che questo valore salirà al 24 per cento entro la metà di questo secolo, segno di una sempre minore disponibilità di acqua vicino a dove la si consuma. Questa stima è figlia di uno "scenario intermedio" in termini di crescita della popolazione e sviluppo economico, tecnologico e sociale: percentuali e tempi potrebbero essere ancora più severi.
«Oggi garantire che le montagne possano rimanere gli acquedotti delle popolazioni e delle attività di pianura dovrebbe essere la prima delle preoccupazioni», commenta Matti Kummu (Università di Aalto, Finlandia): «bisogna controllare molto attentamente l'uso agricolo, e tutti dobbiamo fare la nostra parte per rallentare l'aumento delle temperature, il global warming. Con i cambiamenti climatici a cui assistiamo i picchi di fusione delle nevi di montagna si stanno già verificando settimane prima rispetto al passato, in periodi che non sono quelli più favorevoli all'agricoltura.» Non solo: la pianificazione delle colture e la gestione delle risorse idriche devono tener conto già oggi di quello che può avvenire tra 20 o 30 anni, anche pianificando, per esempio, la costruzione di dighe per trattenere l'acqua e di infrastrutture per portarla a destinazione quando è il momento.
Solo la consapevolezza di ciò che accade al Pianeta, insieme a politiche coordinate e integrate, potranno garantire all'intera umanità il cibo e l'acqua di cui avrà bisogno.