Alla fine sembra abbiano vinto le organizzazione ambientaliste e il buonsenso: il Keystone XL Pipeline project è stato definitivamente archiviato dall'amministrazione Biden.
L'oleodotto non s'a da fare. Il progetto prevedeva la realizzazione di uno degli oleodotti più lunghi al mondo: quasi 2.000 km di condutture e pompe che avrebbero dovuto portare trasportare bitume grezzo dai siti di estrazione in Alberta (Canada) fino alle raffinerie americane del Nebraska. Il nuovo sistema di pompaggio avrebbe ampliato la capacità produttiva della TC Energy, che dal 2010 utilizza una imponente rete di oleodotti per trasferire il greggio canadese in varie zone degli Stati Uniti centrali, dove viene raffinato e trasformato.
La nuova infrastruttura, dal costo di quasi 10 miliardi di dollari, avrebbe richiesto agli investitori, decenni prima di essere ultimata, di essere completamente ammortizzata, e avrebbe quindi notevolmente rallentato la transizione degli Stati Uniti verso l'energia pulita.
Disastro ecologico. Dal punto di vista ambientale questo oleodotto sarebbe stato ancora più impattante rispetto a quelli esistenti: il bitume, infatti, rispetto al greggio è molto più acido, denso e corrosivo e in caso di perdite provoca danni ingenti a tutta la zona circostante. La realizzazione dell'oleodotto avrebbe inoltre attraversato zone protette e territori dei nativi alterando ecosistemi unici. Il progetto, già bloccato dalla prima amministrazione Obama, era stato approvato dal Presidente Trump in uno dei suoi primi atti ufficiali, prima di essere nuovamente bloccato, questa volta si spera per sempre, dal team di Biden.