Ecologia

La Terra ha sete, nel 2050 servirà il doppio dell'acqua

Tra 40 anni le bocche da sfamare sul nostro pianeta saranno 9 miliardi. Se vogliamo che ci sia cibo per tutti occorre una nuova, più responsabile gestione delle risorse idriche in campo agricolo.

Il traguardo tanto atteso, quello dei 7 miliardi di abitanti, lo raggiungeremo entro fine anno. Ma se continuiamo con questi ritmi di crescita, tra poco meno di 40 anni, nel 2050, sul nostro pianeta vivranno 9 miliardi di persone. Per dissertarle, e nutrirle, occorrerà il doppio delle risorse idriche attualmente utilizzate. E considerando che già ora l'acqua scarseggia, è necessario correre ai ripari. A tratteggiare il preoccupante scenario è un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) in collaborazione con l'Istituto internazionale di gestione dell'acqua (Iwmi), pubblicato durante l'apertura a Stoccolma della Settimana mondiale dell'acqua. "Attualmente 1,6 miliardi di persone vivono in condizioni di reale scarsità d'acqua, e il numero potrebbe presto salire a 2 miliardi se continuiamo con questo tiro" si può leggere in una delle 35 pagine del documento. "Con le stesse tecniche agricole, la crescente urbanizzazione e le nostre abitudini alimentari, il fabbisogno d'acqua per l'agricoltura in termini di evapotraspirazione aumenterebbe dai 7.130 chilometri cubici attuali al 70-90% in più per nutrire 9 miliardi di persone entro il 2050".

Già oggi la scarsità d'acqua colpisce alcuni tra i maggiori paesi produttori di derrate alimentari come la Cina, la regione indiana del Punjab e la zona occidentale degli Stati Uniti. E i cambiamenti climatici, con i picchi di siccità e l'irregolarità dei cambi stagionali, non migliorano certo le cose. Solo un progresso nelle tecniche agricole potrà allontanare questo quadro a tinte fosche. Alcuni consigli pratici per razionalizzare le risorse idriche nei campi e costruire un nuovo equilibrio con l'ecosistema provengono dal documento stesso: innanzi tutto, è opportuno scegliere raccolti che resistano alla siccità e all'irregolarità delle piogge. Piantare alberi e cespugli sul perimetro dei campi aiuta a trattenere l'umidità del suolo e a non far scivolare via l'acqua. Inoltre, come sempre, occorre la collaborazione di governi, agricoltori e urbanisti per pianificare una nuova e più razionale gestione delle risorse idriche. Ne va del bene di tutti: in termini economici (gli unici che certi governanti sembrano sentire), le zone umide del pianeta - paludi, acquitrini, bacini d'acqua dolce o marina - valgono 70 miliardi di dollari.
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24 agosto 2011 Elisabetta Intini
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