Ecologia

Il 2020 è stato l’anno del silenzio degli oceani

Il blocco del traffico marittimo imposto dalla covid permette di studiare quale impatto abbia il rumore causato dall'attività umana sulle specie oceaniche.

Il 2020 è stato un anno di cambiamenti non solo per l'umanità, ma anche per la natura: sia in senso positivo, con il calo (seppur momentaneo) delle emissioni inquinanti dovuto allo stop a industrie e trasporti, sia in senso negativo, con i rifiuti generati da mascherine e guanti. Tra i temporanei effetti positivi della pandemia da covid sul nostro Pianeta si aggiunge anche un improvviso silenzio degli oceani: oltre 200 idrofoni (strumenti che registrano i suoni sottomarini), situati in diverse zone del mondo, hanno registrato i rumori di una natura subacquea temporaneamente indisturbata grazie allo stop del traffico navale e di tutte le attività umane condotte negli oceani. Sottacqua i suoni percorrono lunghe distanze, e gli idrofoni riescono a catturare segnali a bassa frequenza provenienti anche da migliaia di chilometri di distanza.

la fauna marina. L'idea degli scienziati è combinare i dati raccolti dagli idrofoni con altri strumenti di controllo della fauna marina, come il tracciamento, per capire quale impatto abbia il rumore causato dall'attività umana sulle specie oceaniche. Si sa infatti ancora troppo poco sugli effetti dei suoni dell'Antropocene sulla vita marina: «Dobbiamo capire che tipologie di suoni sono dannose, e in che zone dell'oceano gli animali più vulnerabili potrebbero venire esposti a questi suoni», spiega Peter L. Tyack, professore di biologia dei mammiferi marini all'Università di St. Andrews (Scozia).

Era il 2015 quando una comunità di esperti internazionale lanciò l'International Quiet Ocean Experiment Science Plan (IQOE), un programma scientifico per promuovere l'osservazione e lo studio del paesaggio sonoro sottomarino: l'anno del "silenzio degli oceani" doveva essere il 2022, ma vista l'inaspettata calma registrata causa covid l'organizzazione ha pensato di anticipare la data al 2020. «L'IQOE ha deciso di concentrare le risorse del progetto allo studio dei cambiamenti nei livelli sonori oceanici avvenuti nel 2020, e dei loro effetti negli organismi marini», spiega lo scienziato ambientale Jesse Ausubel.

Come dopo l'11 settembre 2001. Quella creata dalla pandemia da covid è un'occasione di studio rara e inaspettata, come ce ne sono state poche altre nella storia moderna: una situazione di blocco simile (anche se più breve) si verificò l'11 settembre del 2001, in seguito agli attacchi terroristici alle Torri Gemelle (New York) e al Pentagono (Arlington, Virginia): lo stop momentaneo del traffico aereo e marittimo, oltre a permettere agli scienziati di studiare gli effetti delle cosiddette scie di condensazione (e la loro assenza) sui modelli climatici, consentì anche di studiare i livelli di stress nelle balene, rivelando che i rumori dell'attività umana causano stress cronico in alcuni animali marini.

12 aprile 2021 Chiara Guzzonato
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