Una delle abilità più importanti per qualsiasi animale è la capacità di riconoscere al volo quello che sta guardando, e soprattutto quello che vede solo di striscio ai margini del suo campo visivo. Distinguere un altro animale (che sia un potenziale partner, una preda o un predatore) da, per esempio, un ramoscello mosso dal vento, senza doverci pensare troppo, può significare la differenza tra mangiare o saltare il pasto, o anche tra vivere o venire divorati.
Come gli umani? Noi esseri umani, come gli altri vertebrati, siamo abituati a notare (inconsciamente) una serie di dettagli degli oggetti che attraversano la nostra visione periferica, e ora uno studio dell'università di Harvard, pubblicato su PLOS Biology, dimostra che anche i ragni (o almeno, alcuni ragni) sfruttano gli stessi segnali che usiamo noi.
Il modo migliore per distinguere al volo se un oggetto che passa nel campo visivo è un vivente oppure è, appunto, solo un oggetto, è fare caso a come si muove. Le creature viventi, infatti, hanno una serie di caratteristiche fisiche che ne determinano il modo di muoversi: la posizione delle giunture, per esempio, e la presenza di uno scheletro (o un esoscheletro), strutture rigide che rendono impossibili alcuni movimenti.
Viva o no? Noi non ce ne rendiamo conto perché il nostro cervello processa automaticamente queste informazioni, ma quando vediamo una struttura complessa che si muove ci basta poco per stabilire se è viva oppure no. Talmente poco che ci riusciamo anche se – come hanno dimostrato diversi esperimenti, soprattutto quelli dello svedese Gunnar Johansson – non vediamo l'intera struttura, ma solo i punti dove si trovano le giunture: guardate qui per capire cosa intendiamo.
Il team di Harvard, guidato dall'italiano Massimo De Agrò, ha provato a ripetere lo stesso esperimento con alcuni salticidi, una famiglia di ragni che comprende circa 6.000 specie, tutte caratterizzate dal fatto che, come suggerisce il nome, sono in grado di saltare, per spostarsi rapidamente e catturare le prede. In particolare, l'esperimento ha visto protagonisti 60 esemplari della specie Menemerus semilimbatus, che sono stati catturati e messi all'interno di una struttura semisferica sulla superficie della quale sono stati proiettati giochi di luce simili a quelli che vi abbiamo fatto vedere prima – ma adattati per i ragni, ovviamente.
Verso l'ignoto. I ricercatori hanno osservato che i ragni erano irrimediabilmente attratti dai giochi di luce casuali, che non rispettavano le regole dei viventi.
Potrebbe sembrare controintuitivo (se un ragno sta cercando un partner o una preda dovrebbe essere attratto dalle luci che simulano altri esseri viventi), ma secondo i ricercatori i ragni fanno così perché preferiscono dedicare la loro completa attenzione a ciò che non conoscono, e che non sanno immediatamente identificare come una minaccia (o un'opportunità). Gli altri esseri viventi, invece, sono familiari, e quindi più "gestibili" – anche senza dedicare loro il 100% delle risorse.