Animali

Le vespe isolate non riconoscono più le facce delle compagne

Il contesto sociale ha un ruolo vitale anche per organismi semplici: con l'isolamento, le vespe fisionomiste perdono l'abilità di riconoscersi.

Crescere in solitudine inibisce, in alcune specie di vespe, la capacità di riconoscere i volti delle loro simili: uno studio sugli effetti dell'isolamento sullo sviluppo cerebrale chiarisce che la mancanza forzata di contatti è deleteria anche per organismi dal cervello relativamente semplice, come gli insetti imenotteri. La ricerca pubblicata su Biology Letters, si è focalizzata su un tipo di vespa cartonaia, la Polistes fuscatus, che condivide con gli umani, i primati e alcune altre specie di mammiferi l'abilità di identificare le compagne dalla fisionomia dei tratti facciali. 

tattica di sopravvivenza. Per questa specie di vespa sociale diffusa negli Stati Uniti orientali, riconoscere i "volti" delle colleghe è indispensabile per mantenere delle buone interazioni sociali. Gli insetti vivono infatti in nidi di un centinaio di esemplari divisi in più gruppi cooperanti capeggiati da diverse regine. La capacità di collaborare non evita la formazione di gerarchie e competizioni, e ogni tanto il nido si fa... stretto: oltre alle solite tecniche sensoriali (olfattive e chimiche), distinguere in volto le consimili è utile per gestire i conflitti e capire se il lavoro all'interno del gruppo sia equamente ripartito.

Un recente lavoro dell'Università del Michigan aveva dimostrato che queste vespe perdono la capacità di riconoscere le facce quando crescono in situazioni di isolamento. Per capire perché questo accada, gli scienziati della Cornell University, New York, hanno separato alcune larve dalla colonia, e le hanno cresciute in condizioni di isolamento per un paio di mesi. Queste vespe, così come quelle del gruppo di controllo, sono state lasciate maturare in mezzo alla carta colorata, che si sa stimolare il loro sviluppo cerebrale.

effetto visibile. Quando i ricercatori hanno confrontato il loro cervello con quello delle vespe cresciute con altre simili, si sono accorti che tutti i cervelli erano cresciuti di circa il 13% in questo primo periodo, ma quelli delle vespe isolate mostravano una cruciale differenza: il tubercolo ottico anteriore, una regione cerebrale coinvolta nella memoria, nell'elaborazione dei colori e nella distinzione degli oggetti, era il 10% più piccolo. Insomma come noi, le vespe dipendono dal contesto sociale per uno sviluppo cerebrale sano.

26 aprile 2021 Elisabetta Intini
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