Una su cinque, un quinto, il 20%, scegliete voi come esprimere questa percentuale: si tratta, secondo uno studio pubblicato su PLOS One del numero di specie (animali e vegetali) che rischiano l'estinzione in Europa, una stima che è circa il doppio di quella, già inquietante, fatta dall'IPBES, la Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici istituita dall'ONU nel 2010.
Le cause di questo crollo? Le solite: consumo di suolo, inquinamento, cambiamenti climatici.
Una creatura su cinque. L'analisi, coordinata da Axel Hochkirch del Musée National d'Histoire Naturelle in Lussemburgo, ha preso in considerazione un campione di 14.669 specie di animali e piante europee, un elenco che comprendeva tutte le specie di vertebrati e una fetta significativa di invertebrati e piante: in totale, una selezione che da sola copre il 10% di tutta la flora e fauna europea. Di queste quasi 15.000 specie, il 27% delle piante, il 24% degli invertebrati e il 18% dei vertebrati sono classificati dall'IUCN come a rischio estinzione: parliamo di 2.839 specie su 14.669, quindi il 19.4%. Tra queste se ne contano 50 che sono già considerate estinte (o a livello globale, o regionale, o allo stato selvatico) e altre 75 che sono classificate come "probabilmente estinte".
Colpa di chi? Non è un caso che la percentuale maggiore di specie in via d'estinzione sia quella delle piante: la maggior parte degli sforzi di conservazione su concentrano sui vertebrati. Anche gli insetti non sono messi bene: secondo l'IPBES, nel mondo ce ne sono un milione di specie a rischio estinzione; il nuovo studio estrapola i dati europei per fare una stima a livello mondiale, e sostiene quindi che in realtà le specie di insetti a rischio siano due milioni, cioè il doppio. Per quel che riguarda le cause che in Europa stanno portando un essere vivente su cinque a rischiare di estinguersi, sono le solite: inquinamento, riscaldamento globale, ma soprattutto, dice lo studio, la trasformazione di sempre più zone selvagge in terreni agricoli, un cambiamento al quale molte specie non riescono ad adattarsi.