Uno studio collega il consumo energetico al numeo di figli; e le predizioni si avverano.
L'allevamento dei figli impegna moltissimo le risorse dei genitori. Che nei paesi occidentali sono più attenti e quindi meno prolifici. |
Tra i mammiferi, il numero di figli dipende anche dall'energia utilizzata per la gravidanza e l'allevamento. Più energia si spende, meno figli si hanno. Due studiosi dell'università del New Mexico, in Usa, hanno cercato di applicare questa legge anche alla specie umana. E hanno così spiegato perché le donne dei paesi sviluppati hanno meno figli.
Nonostante il consumo di energia degli uomini non sia limitato dalle dimensioni corporee e dal metabolismo (come accade per altri animali), la fertilità delle popolazioni umane varia secondo il consumo energetico.
I conti, anche se sorprendenti, sono presto fatti: se le leggi della biologia determinerebbero un consumo energetico giornaliero di non più di 2.500 calorie per un animale del peso di un uomo, l'energia utilizzata da un abitante degli Stati Uniti (cioè circa 11.000 W) è uguale a quella di una scimmia del peso di 30.000 chilogrammi (30 tonnellate).
Più energia, meno figli. Con un consumo energetico così alto, se il numero di figli dipende dall'energia usata per l'allevamento, la fertilità ovviamente sarà bassissima. Proprio il fenomeno che si riscontra nei paesi sviluppati; in più quali la fertilità è inferiore nelle nazioni che hanno un consumo di energia più alto.
Gli autori si spingono a dire che l'investimento energetico percepito dalla coppia nell'allevamento dei figli (compresi i beni materiali e l'educazione) è maggiore nelle società a consumo più elevato. E quindi, ancora una volta, più energia si spende, meno figli si fanno.
(Notizia aggiornata al 10 aprile 2003)