Prima una lanterna, poi uno spettro, quindi un imbuto, un lenzuolo, un sacchetto di plastica. Una creatura soltanto riesce a racchiudere tutte queste sembianze in una: è la Deepstaria, un genere di medusa descritto per la prima volta negli anni '60 e, da allora, avvistato soltanto una dozzina di volte (ve lo avevamo mostrato qui).
L'ultima apparizione - il termine è più che mai calzante - in ordine di tempo è avvenuta davanti a un robot da ricognizione sottomarino della nave di ricerca Nautilus, dell'organizzazione no-profit Ocean Exploration Trust. Il veicolo operato da remoto e la Deepstaria si sono incontrati a 750 metri di profondità nel Pacifico centrale, all'incirca a metà strada tra gli Stati Uniti continentali e l'Australia.
Un amico, un tesoro. Davanti agli sguardi ammaliati dei ricercatori, la medusa senza tentacoli ha cambiato aspetto, gonfiandosi con l'acqua in poppa e mettendo in bella vista una misteriosa macchia di colore rosa al suo interno. Il sospetto è che possa trattarsi di un piccolo isopode (un tipo di crostaceo) ancora vivo, che potrebbe essersi spinto sotto il manto protettivo della Deepstaria per sfuggire alle grinfie di predatori più pericolosi.
Questa forma di "coabitazione" è stata osservata altre volte, ma non è chiaro se si tratti di una relazione di simbiosi, e se anche la medusa ne tragga un vantaggio. Delle Deepstaria in effetti si sa poco, se non che la loro forma espandibile e in continua trasformazione riesce a inglobare ogni incauta creatura si avventuri nei paraggi.