Come sa, o dovrebbe sapere, ogni undicenne, i dinosauri si dividono in due grandi gruppi, i Saurischi e gli Ornitischi. Dei primi fanno parte sia i giganteschi Sauropodomorfi erbivori, come l’apatosauro o il diplodoco, sia i più famosi tra i dinosauri: i teropodi predatori come il Tyrannosaurus rex e il Velociraptor - e gli uccelli loro discendenti. Agli Ornitischi appartiene invece un numero elevato di erbivori, come il Triceratops e i dinosauri dal becco ad anatra.
I due raggruppamenti differivano essenzialmente per la forma del bacino: i Saurischi l’avevano simile a quello dei rettili (cioè, appunto, i sauri), gli ornitischi come quello degli attuali uccelli (la parola greca per uccelli è ornithòs). La classificazione risale all’Ottocento, quando Harry Seeley propose la divisione, in aperto contrasto con quella alternativa suggerita dal suo illustre contemporaneo, Thomas Henry Huxley, che invece il nuovo studio rivaluta.
Lungo lavoro. Una classificazione, quella di Seeley, che ha messo tutti d’accordo... fino a un recente studio, da poco pubblicato su Nature, che rivoluziona quasi completamente questo schema classificativo - e getta nel panico l’intera comunità dei paleontologi. Gli autori dell’articolo, Matthew Baron, David Norman e Paul M. Barrett, dell’università di Cambridge e del Museo di storia naturale di Londra, hanno preso in esame un numero molto alto di caratteri anatomici (457) di ben 74 specie fossili, analizzando in totale circa 35.000 dati.
Utilizzando un metodo classico di analisi dei tratti anatomici, i paleontologi sono giunti a conclusioni del tutto differenti da quelle dei colleghi che li hanno preceduti. In particolare, hanno stabilito che i Teropodi non sono affatto Saurischi, ma vanno collocati all’interno del grande gruppo degli Ornitischi (vedi schema sotto). Per fare un'analogia, è come se a un certo punto si venisse a scoprire che i leoni e le tigri sono parenti dei cavalli, e non degli altri carnivori.
Il gruppo formato dagli Ornitischi noti, cui si aggiungono i Teropodi, è stato chiamato Ornithoscelida (il nome dato proprio da Huxley a specie con caratteristiche a meà strada tra uccelli e rettili primitivi). Nell’altro gruppo, quello dei Saurischi, rimangono quindi i grossi Sauropodi, a cui si aggiungono però i misteriosi Herrerasauri, che pochi sapevano come collocare con precisione.
Discussioni. Le conseguenze di questa rivoluzione sono, almeno per il mondo della paleontologia, molto grandi. Come dice in un commento all’articolo Kevin Padian, del Museo di paleontologia a Berkeley, questa modifica spiega almeno in parte perché gli Ornitischi sono conosciuti soltanto a partire dagli ultimi momenti del Triassico.
Se i loro antenati furono i Teropodi, si comprende che gli Ornitischi stessi non sono “nati dal nulla”, ma hanno avuto anch’essi una storia pecedente lunghissima. Il fatto che Herrerasauri e Teropodi, entrambi carnivori, non siano più “parenti” dimostra poi che la dieta di carne si è evoluta nei due gruppi in modo indipendente.
Antiche penne. Un’altra conclusione tratta dai paleontologi inglesi è che i primissimi dinosauri fossero piccoli e dotati di "mani prensili" e che, soprattutto, fossero nati nell’emisfero nord qualche milione di anni prima di quanto si pensasse finora, ossia circa 247 milioni di anni fa. Alcuni paleontologi, con questa nuova disposizione, pensano anche che il carattere “penne e piume” si sia evoluto solo negli Ornitoscelidi (quindi Teropodi e Ornitischi): in effetti risolve un dubbio di vecchia data sul perché solo i teropodi avessero le piume all’interno dei Saurischi.
C'è chi è contro. Non tutti i paleontologi hanno accolto con favore questa rivoluzione, e molti vi si oppongono alla luce di altre analisi condotte nel tempo su caratteri morfologici differenti. Ci sono poi anche curiose gelosie: i paleontologi sudamericani non hanno visto di buon occhio il fatto che la nascita dei primi dinosauri si sia spostata dal loro territorio all’emisfero nord.
Altri invece chiedono cautela, perché secondo loro le analisi sono interessanti, ma devono essere confermate da studi successivi che amplino il database dei fossili presi in esame. Steve Brusatte, dell’università di Edinburgo, in Scozia, afferma che «è uno studio interessante, ma non sono ancora pronto a riscrivere i libri di testo».