I coralli di tutto il mondo sono in pericolo, e questo ormai lo sappiamo da anni: i cambiamenti climatici, in primis l'aumento della temperatura dell'acqua negli oceani, ne stanno facendo strage, e i casi di bleaching – lo "sbiancamento" dei coralli dovuto alla perdita delle alghe con cui sono in simbiosi, e che ne garantiscono la sopravvivenza – sono in costante aumento.
Una scintilla di speranza arriva dai Caraibi, e da uno studio pubblicato su PLOS One che racconta i risultati degli sforzi di ripopolamento nell'area ottenuti non con metodi tradizionali, ma con quella che si chiama riproduzione assistita.
Approccio alternativo. Il metodo "classico" usato per rigenerare le barriere coralline consiste… nel clonarle. Fino a pochi anni fa, infatti, la conservazione dei coralli si basava su quella che veniva chiamata frammentazione: si stacca un pezzo di corallo da una colonia sana e lo si impianta altrove, in attesa che ricresca. Quella che si ottiene è una copia geneticamente identica della colonia originale, e che rischia quindi di avere gli stessi problemi.
Da qualche anno, nei Caraibi, il progetto SECORE tenta invece un altro approccio, che consiste nel far riprodurre in laboratorio il corallo, producendo embrioni che vengono poi impiantati su un substrato speciale, e fatti crescere in condizioni controllate. Una volta raggiunta una certa dimensione, questi coralli neonati vengono poi "trasferiti" nella barriera corallina vera e propria.
Un buon inizio. Usando questo metodo, che "prende in prestito" uova e spermatozoi da colonie diverse da quelle dove le larve verranno trapiantate, è possibile quindi rinfrescare il pool genico dei coralli, e ripopolare la barriera con colonie diverse da quelle in difficoltà.
I coralli ottenuti con questo metodo, dice lo studio, hanno una resistenza maggiore al bleaching e alle alte temperature rispetto a quelli "naturali", e possono quindi aiutare le barriere coralline a rigenerarsi: «La nostra priorità», ha detto il fondatore di SECORE Dirk Petersen «è ora scalare il metodo e allargarlo a livello di ecosistema, per rinforzare le barriere in pericolo in giro per il mondo». Senza mai dimenticare, però, che il metodo più sicuro per salvare i coralli è ridurre le nostre emissioni e contrastare tutto ciò che sta facendo precipitare la situazione climatica del Pianeta.