Giovedì 25 agosto su una collina del parco nazionale di Hardangervidda, in Norvegia, sono morte oltre 300 renne. Secondo i responsabili del parco le renne, tra cui c’erano anche 70 cuccioli, sono state uccise da un fulmine durante un forte temporale. Altri cinque esemplari sono stati abbattuti a causa delle gravi ferite riportate. Alla fine il bilancio è stato di 323 renne morte. Com’è possibile che accada un’ecatombe simile?
Paura letale. In caso di temporali e maltempo gli animali che vivono in branco – comprese le renne - tendono a raccogliersi molto vicini gli uni agli altri, soprattutto nelle vicinanze degli alberi, il che li rende vulnerabili nel caso un fulmine molto potente colpisca il gruppo o arrivi a terra vicino a loro. È quanto deve essere accaduto in Norvegia.
Quando un fulmine cade su un branco, non è necessario che gli animali si tocchino tra loro per trasmettere la corrente. Questa di solito si propaga lungo la superficie del terreno e viene assorbita da tutti gli animali che si trovano nelle vicinanze. Nel caso della settimana scorsa, il terreno fradicio dalle piogge dei giorni precedenti potrebbe essere stato un fenomenale conduttore.
Di solito, quando un fulmine colpisce un gruppo di animali fa poche vittime, magari 20 esemplari (il 25 agosto, un fulmine aveva ucciso 38 pecore in India), ma ci sono stati casi di fulmini che hanno ucciso più di 600 animali in una volta (qui la ricerca scientifica sugli eventi di questo genere).
Che fine faranno? L'Agenzia sta ora cercando di decidere cosa fare con le carcasse degli animali, dopo che i ricercatori avranno prelevato campioni per scopi scientifici. È possibile che siano lasciate sul posto, ha detto ancora Knutsen, affinché la natura faccia il suo corso: «Fa parte dell'ecologia naturale, e la zona è distante dai centri abitati» ha spiegato un portavoce del parco.
Il parco nazionale di Hardangervidda ospita da 10 a 12.000 renne selvatiche e ai cacciatori è consentito ucciderne 2mila l'anno.