Gli insetticidi sono considerati indispensabili per la protezione della maggior parte delle colture industriali. Ma, come altri prodotti umani, hanno effetti collaterali: in particolare, insieme a quelli nocivi, distruggono anche insetti benefici, per esempio quelli che impollinano le colture stesse.
Api, mosche, bombi e farfalle sono pesantemente colpiti dai cosiddetti agrofarmaci. Le api in particolare, fondamentali per coltivazioni come quelle degli alberi da frutto, sono particolarmente esposte; della moria delle api sono stati accusati i neonicotinoidi, che sono insetticidi sistemici, presenti cioè per tutta la vita della pianta coltivata.
Microveleni. Uno studio neozelandese coordinato da Elodie Urlacher dell’università di Otago, accusa ora un altro prodotto, il chlorpyrifos, di essere nocivo alle api anche a dosi subletali, che cioè non uccidono direttamente gli insetti.
In particolare dosi che vanno da 35 a 286 picogrammi per ape (il picogrammo è un milionesimo di milionesimo di grammo) incidono significativamente sulla sua memoria.
Per contribuire alla vita della colonia, l’insetto deve avere nel cervello una mappa aggiornata e precisa dei fiori che ha già visitato e di quelli che deve ancora controllare alla ricerca del nettare. Dosi anche più basse di chlorpyrifos rallentano l’apprendimento e riducono la specificità dei ricordi.
Dappertutto. Anche se il prodotto è stato, per esempio, messo al bando negli Stati Uniti per l’utilizzo in casa e nei giardini, e per altri usi si dovrebbero seguire precise linee guida, lo studio ha trovato che il 17% dei siti, e il 12% delle colonie, contengono residui di questo pesticida. Secondo Urlacher, «le ricerche chiariscono che è necessario tenere in conto che non sono solo le dosi letali ad avere così pesanti conseguenze sulle api».
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