Alvin Helden è un biologo che lavora alla Anglia Ruskin University dell'East Anglia, e che da anni collabora con il Kibale National Park in Uganda. Pur lavorando in Inghilterra, Helden compie viaggi regolari in Africa per documentare la fauna e la flora del parco, dal 2015 accompagnato dai suoi studenti. Nel corso degli anni ha prodotto una serie di libri fotografici sugli insetti del parco, dalle farfalle agli scarabei. Ed è proprio durante uno di questi viaggi che Helden e il suo gruppo di lavoro si sono imbattuti in un insetto rarissimo: una cicalina di una nuova specie, appartenente al genere Phlogis, del quale conosciamo l'esistenza ma che non incontravamo in natura dal 1969. I risultati della scoperta sono pubblicati su Zootaxa.
MINUSCOLA e rarissima. "Cicalina" non è un vezzeggiativo, ma il nome comune degli insetti appartenenti alla famiglia Cicadellidae: sono parenti delle cicale ma molto più piccole, e finora ne abbiamo scoperte circa 20.000 specie, molte delle quali sono in grado di provocare danni enormi ai raccolti. Ma se è vero che le cicaline sono molto diffuse nel mondo, il genere a cui appartiene la nuova specie non lo è. Al contrario, Phlogis è il genere più raro di tutta la famiglia: come detto, l'ultima volta che l'uomo aveva osservato in natura un insetto appartenente al gruppo è stato nel 1969, e per di più nella Repubblica Centrafricana, a 2.500 km dall'Uganda. Nonostante questo, Helden dice di non aver fatto fatica a capire che l'insetto che aveva appena incontrato era speciale, perché le cicaline del genere Phlogis hanno un aspetto inconfondibile; la nuova specie, Phlogis kibalensis, è di color grigio metallizzato con dei pattern bianchi e grigi sul capo, ed è molto più piccola rispetto alle normali cicale: i maschi superano a malapena i 6 mm di lunghezza.
Tutte le cicaline che ci stiamo perdendo. Scoprire una nuova specie, spiega Helden, è un risultato incredibile di per sé: un evento da celebrare. È anche però l'occasione per riflettere su quello che stiamo perdendo: luoghi come il Kibale National Park, che sono protetti e ancora intatti, sono anche uno scrigno di nuove specie, come dimostra quello che è successo a Phlogis kibalensis. Per ogni parco nazionale e area protetta, però, ci sono milioni di ettari di foresta pluviale che vengono tagliati per far spazio a campi coltivati o allevamenti: «Le specie rare possono essere ovunque», spiega Helden, «e la deforestazione ne sta portando all'estinzione moltissime delle quali non conosciamo nemmeno l'esistenza».