Li chiamano "orsi d'acqua", o "maiali di muschio", ma accostamenti a parte, nessun animale può reggere il confronto con i tardigradi. Questi minuscoli invertebrati sopportano estreme condizioni di pressione e temperatura, se la cavano egregiamente nel vuoto dello Spazio e hanno persino iniziato una forma - involontaria e asettica - di colonizzazione lunare. Tollerano sostanze chimiche che ucciderebbero qualunque altro essere vivente, e sembrano indifferenti alle radiazioni ionizzanti: uno studio del 2016 ha dimostrato che una proteina esclusiva di questi animali, chiamata Dsup (damage suppressor) è in grado di ridurre i danni da radiazioni sul DNA umano del 40%. Ma in che modo, esattamente?
Airbag molecolare. Gli scienziati dell'Università di San Diego hanno ora analizzato la Dsup da vicino fino a svelare il suo meccanismo d'azione. Come spiegato in un articolo pubblicato su eLife, la proteina si lega al materiale genetico all'interno di ciascuna cellula per poi formare uno scudo protettivo che scherma il DNA dai radicali idrossili. Le radiazioni o l'esposizione a sostanze chimiche altamente nocive possono scindere le molecole d'acqua all'interno delle cellule e formare particelle dannose (i radicali idrossili, appunto) che danneggiano il DNA. La barriera protettiva creata dalla Dsup impedisce che ciò avvenga.
Assicurazione sulla vita. Questo "scudo" non si sarebbe sviluppato come difesa dalle radiazioni, ma per proteggere i tardigradi dai radicali idrossili prodotti quando il loro habitat si asciuga ed essi precipitano in uno stadio di sopravvivenza chiamato anidrobiosi. La resistenza alle radiazioni sarebbe insomma un effetto collaterale del saper sopravvivere in condizioni di completa disidratazione. Ora che il segreto molecolare della Dsup è noto, gli scienziati sognano di riuscire a sfruttarlo per proteggere le cellule di altri viventi (uomo incluso) da condizioni ambientali estreme.